Cronache

Gli Usa versano all'organismo 500 milioni l'anno. Il "Dragone" (che lo manovra) dodici volte meno

La sproporzione tra i contributi è la cosa che più fa infuriare Donald. La figura chiave è il direttore generale Ghebreyesus, scelto da Xi Jinping

Gli Usa versano all'organismo 500 milioni l'anno. Il "Dragone" (che lo manovra) dodici volte meno

Numeri e bilanci parlano chiaro. Ogni anno gli Stati Uniti versano all'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) dai 400 ai 500 milioni di dollari mentre il contributo della Cina non supera i 40 milioni. Ma il senso di questa sproporzione, e della rabbia di un Donald Trump pronto a tagliare i fondi dell'Oms, si comprende soltanto esaminando l'operato di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il microbiologo etiope che ne occupa la poltrona di direttore generale. All'origine di tutto c'è la sua elezione sostenuta, nel 2017, dalla Cina manovrando il voto di una quarantina di paesi africani assoggettati alle sue politiche neocolonialiste. Politiche diligentemente difese da Ghebreyesus durante i mandati da ministro della Sanità e degli Esteri di un'Etiopia trasformatasi nella «piccola Cina» d'Africa. La dubbia indipendenza e autonomia del primo direttore generale dell'Oms senza una laurea in medicina emerge subito dopo la nomina. Uno dei suoi primi atti pubblici è, infatti, la candidatura ad ambasciatore di buona volontà dell'Oms di Robert Mugabe, l'oggi defunto dittatore dello Zimbabwe, buon amico della Cina, accusato di innumerevoli violazioni dei diritti umani. La proposta indecente, subito ritirata, innesca una serie di rivelazioni sull'operato dell'ex ministro della Sanità accusato di aver messo la sordina a tre epidemie di colera scoppiate in Etiopia durante il suo mandato. La sudditanza del dg dell'Oms alla Cina diventa plateale con lo scoppio del contagio da Coronavirus, che l'agenzia dell'Onu definisce come pandemia soltanto l'11 marzo quando il morbo sta già facendo strage in Italia e in Europa. Ma per capire l'inerzia dell'Oms e la sua deferente accondiscendenza ai diktat di Pechino bisogna partire dal 14 gennaio. Quel giorno, a epidemia già conclamata, l'Oms in un tweet ricorda come le indagini preliminari di Pechino «non dimostrano la diffusione tra umani». Ancor più scandaloso è il silenzio dell'Oms sulla vicenda del dottor Li Wenliang, il medico censurato dalle autorità cinesi e di fatto lasciato morire per aver denunciato già a fine di dicembre la diffusione di un morbo simile alla Sars. La piaggeria di Ghebreyesus emerge con ancor maggior evidenza durante la trasferta cinese del 30 gennaio quando, dopo un incontro con il presidente Xi Jinping, spiega che «la Cina sta effettivamente definendo nuovi standard per la lotta alle epidemie». Fedele alla linea del numero uno l'agenzia Onu non esita a criticare le politiche di prevenzione dell'amministrazione Trump colpevole di bloccare tutti i voli della Cina. Per l'Oms le misure adottate da Washington il 31 gennaio servono soltanto ad «alimentare le paure e lo stigma». Nulla da dire invece sui rigorosi controlli imposti a metà febbraio ai suoi funzionari nel corso di un sopralluogo nella provincia di Hubei, durante il quale nessuno verifica i dati cinesi, ma al termine del quale l'Oms elogia l'operato di Pechino dipingendolo come «il più ambizioso agile e aggressivo sforzo di contenimento della storia».

Oggi, 131mila morti dopo, i risultati della piaggeria dell'Oms sono sotto gli occhi di tutti.

Commenti