Vaccini, il governo studia la patente d'immunità. I medici: ok all'obbligo

L'idea di una licenza per spostarsi e lavorare. Conte: "Escludo un vincolo"

Vaccini, il governo studia la patente d'immunità. I medici: ok all'obbligo

Siamo fermi al «per adesso», il governo - dice Conte- «non ha ancora deciso nulla» in merito all'obbligatorietà, «per adesso ci sono categorie prioritarie» come anziani e personale medico, ma «non interverremo con un vincolo, un obbligo, ma con la comunicazione, spiegheremo bene, in termini scientifici, per arrivare a tutte le categorie». Insomma «non stiamo pensando di renderlo obbligatorio, è un'ipotesi che non stiamo considerando. Confidiamo di raggiungere una buona percentuale di vaccinati su base facoltativa». Ma se la questione dell'obbligo per il momento è sospesa (ma per nulla esclusa, come hanno confermato diversi esponenti del governo), quello che si sta già considerando è invece un patentino di immunità per chi si è vaccinato, «faremo le valutazioni, ci sono proposte per una valutazione per una maggiore mobilità per chi fa il vaccino» dice il premier. Si tratta di una sorta di licenza che permetterebbe, a chi non rappresenta più una «minaccia», di spostarsi da una regione all'altra senza alcuna restrizione, ma anche di praticare sport e svolgere lavori a contatto con il pubblico. Solo chi si sottoporrà al vaccino, quindi, riceverà questo patentino, un'idea che aveva proposto tempo fa l'immunologo Massimo Galli. Sempre il responsabile del reparto malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano ieri ha rilanciato la richiesta che per gli operatori sanitari il vaccino debba essere obbligatorio «senza se e senza ma. È evidente che dobbiamo sapere chi ha o non ha gli anticorpi nell'ambito del personale sanitario» ha detto Galli. Anche per Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, per medici e infermieri serve l'obbligo: «Se vivo in cima alla montagna sono libero di non vaccinarmi, ma se vivo in una comunità ho l'obbligo di fare il vaccino perchè la mia libertà finisce quando comincia quello degli altri» ha detto a Rai3. É l'opinione più diffusa tra i medici, anche se la vaccinazione spontanea sembra già sufficiente. Da una rilevazione condotta su un campione rappresentativo delle diverse realtà regionali condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, e da Animo, l'associazione degli infermieri di Medicina Interna, il 100% dei medici internisti e gli infermieri delle Medicine Interne sono pronti a vaccinarsi. Al San Raffaele di Milano, secondo un sondaggio interno, il 94% dei dipendenti dell'ospedale si vaccinerebbe subito contro Covid-19, o al massimo aspetterebbe qualche settimana. Considerando solo i medici, la percentuale di adesione si attesta all'85%.

Anche Silvio Berlusconi, in un messaggio ai coordinatori dei Giovani di Forza Italia, si è fatto promotore della campagna vaccinale, «è davvero indispensabile sensibilizzare tutti sulla necessità di vaccinarsi appena possibile, sperando che il governo sia in grado di realizzare un piano che funzioni. Vi prego anzi di svolgere un'opera di persuasione, soprattutto nei confronti dei vostri familiari più anziani, perché non rinuncino ad una misura di sicurezza essenziale per sé stessi e per gli altri» ha detto il leader azzurro.

Resta uno strascico ancora della polemica che ha investito il governatore campano Vincenzo De Luca, per essersi fatto vaccinare tra i primi anche senza rientrare nelle categorie con priorità. Ne fa cenno lo stesso Conte, senza citarlo, quando dice p«er dare il buon esempio lo farei subito» il vaccino anti Covid «ma è giusto rispettare le priorità».

Va giù diretto invece Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani: «Quel chirurgo che ha detto: La dose fatta a De Luca è stata tolta a me ritengo abbia perfettamente ragione. Bene ha fatto il presidente Mattarella che ha detto di voler aspettare il suo turno per non voler togliere il vaccino a nessuno».

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