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Vaccini, tensione tra Stato e Regioni. Entro fine mese 4,5 milioni di dosi

Le linee guida del governo: in ogni hub almeno 800 somministrazioni al giorno, anche di notte Zaia: "Iniziamo a vaccinare senza prenotazioni". Due team di Figliuolo in Molise e Basilicata

Vaccini, tensione tra Stato e Regioni. Entro fine mese 4,5 milioni di dosi

Le Regioni chiedono un incontro urgente al governo. Dopo il fronte aperto dai duri richiami del premier Draghi sui ritardi della campagna di vaccinazione per gli anziani, il governatore del Veneto Luca Zaia, i presidenti di Calabria e Friuli Venezia Giulia, Nino Spirlì e Massimiliano Fedriga, non ci stanno e chiedono a Palazzo Chigi un confronto urgente, già fissato per lunedì alle 17. E Zaia annuncia: «Domenica faremo il primo progetto sperimentale di accesso diretto alla vaccinazione senza prenotazione, per chiamata».

L'obiettivo del governo però è accelerare, in vista dell'incremento delle consegne. Entro l'ultima settimana di marzo è previsto l'arrivo di altre 4,5 milioni di dosi tra Pfizer, AstraZeneca e Moderna. Il documento con le linee di indirizzo sul piano vaccinale è già stato condiviso con i governatori. I nuovi hub vaccinali dovranno restare aperti «per tutte le ore necessarie» a garantire le vaccinazioni, non più le 12 ore previste. Cinque linee vaccinali in uno spazio non inferiore a 300 metri quadri, almeno due medici, 7 infermieri, 2 operatori socio sanitari, 2 amministrativi e 2 volontari. Il tetto minimo è fissato in 800 somministrazioni al giorno per hub. I centri dovrebbero essere collocati in aree facilmente raggiungibili con i servizi di trasporto pubblico locale o dotati di ampio parcheggio. Intanto il commissario all'emergenza, il generale dell'esercito Figliuolo, ha inviato in Molise e Basilicata «due team sanitari mobili dell'Esercito a sostegno della campagna vaccinale e in particolare delle persone di elevata fragilità ed over 80. Svolgeranno tra l'altro attività di somministrazione a domicilio dei vaccini in zone difficilmente accessibili».

Il fronte con le regioni però è aperto, dopo le critiche del premier sui ritardi nei confronti degli over ottanta, rimasti indietro in alcuni territori rispetto ad altre categorie: «Il richiamo di Draghi è giusto ma occorre evitare di generalizzare. Se in qualche realtà c'è qualche difficoltà va risolta. Il governo pensi a fare arrivare le dosi e pretenda dalle regioni che facciano le cose al meglio», dice il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. «Il richiamo a fare di tutto e di più per vaccinare il prima possibile gli ultra 80enni è giusto» ma non bisogna «generalizzare i problemi». In Emilia Romagna «non è mancata l'organizzazione ma le dosi di vaccino». E dalla Toscana, finita nelle polemiche per la bassa percentuale di vaccinati over ottanta contro i vaccinati di altri settori non sanitari, il governatore Eugenio Giani ribatte: «Non so cosa potessimo fare di più in Toscana: abbiamo vaccinato l'85% delle persone vaccinabili rispetto alle dosi ricevute. La fase più delicata del piano vaccinale noi l'abbiamo gestita bene» e centralizzare la campagna togliendo alle regioni le competenze «sarebbe un pessimo modo di agire». Sulla bufera per i ritardi nelle vaccinazioni, con le somministrazioni fatte agli avvocati e gli anziani ancora in attesa nella sua regione, Giani commenta così: «Si potrà dire che abbiamo usato un'interpretazione estensiva sui sanitari, quindi non ci siamo fermati ai medici ma abbiamo vaccinato tanti operatori sanitari» ma per quanto riguarda le categorie professionali «a loro è stato, è, e sarà destinato solo AstraZeneca». In Valle d'Aosta, invece, la procura ha aperto un'inchiesta per stabilire se sono state vaccinate persone che non ne avevano diritto.

In arrivo anche il protocollo per la vaccinazione nelle aziende, annuncia il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «Noi stiamo pensando a come valorizzare le potenzialità del tessuto produttivo e dei luoghi di lavoro per consentire che siano utilizzati per la vaccinazione.

La prima questione che si è posta è quella di definire i requisiti minimi essenziali, che consentono di realizzare le condizioni di sicurezza, e che siano in coerenza con i requisiti che sono già previsti per i percorsi ordinari».

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