Il vaffa di Grillo al premier. Ma dietro il successo, il nulla

Il comico esulta ma la squadra di governo non è pronta. Di Battista: «Non siamo più antipolitica»

Il vaffa di Grillo al premier. Ma dietro il successo, il nulla

Tra i vincitori, Beppe Grillo è quello che ha più paura della vittoria. Prima di festeggiarla nella notte, chiude la campagna elettorale con l'elogio del fallimento che «è poesia», della sconfitta che può essere «straordinaria e ci darà ancora più forza», assicura nel giorno del voto che «l'importante, se dovessimo perdere, è non dare colpe a nessuno». S'è mai visto un favorito della corsa che cerca di esorcizzare un trionfo? Il fatto è che questo risultato mette alla prova il M5S.

«Evviva! Ha vinto la democrazia!», esplode sul suo Blog. E poi esulta con un «Addio Renzi». Alla Camera Di Maio, Giulia Grillo, Crimi, Toninelli chiedono elezioni subito, senza «galleggiare» in parlamento per maturare la pensione. Subito, anche con un'Italicum corretto. «Basta con il M5S associato all'antipolitica»,sottolinea Di Battista.

Sono i colonnelli, pronti a prendere il potere. Eppure, il leader ormai convinto di proporre l'unica, vera, alternativa al renzismo, ancora non riesce ad immaginarli nella stanza dei bottoni. Il suo incubo è Virginia Raggi, la sindaca di Roma che ha testato la capacità di governo del M5S con risultati avvilenti. E poi c'è l'impresa di concepire un programma per costruire e non solo per distruggere.

È più difficile che fare il guastatore, il mattatore del Vaffa nelle piazze e allora la verve di comico un po' si sgonfia. Beppe la squadra da portare al Quirinale e il programma da presentare al parlamento sa di non averli anche se avvia le consultazioni della rete. A chi glielo chiede quando va a votare nel pomeriggio a Genova, risponde tra una battuta e una leccata alla matita copiativa, che sarà il popolo del web a decidere. «Da martedì cominceremo sulla rete a condividere il programma su energia, politica estera, difesa. Stiamo lavorando sulle persone».

Poi manda un messaggio al presidente Mattarella: «Come prima forza politica del Paese siamo disponibili a fare tutti i passi necessari per arrivare alle elezioni politiche». In 2 anni e mezzo di renzismo il M5S s'è rafforzato, ora vuole sfruttare bene la vittoria referendaria. Forte è il grazie per la «grande partecipazione» al voto.

Ora che Renzi ha annunciato le dimissioni, bisogna capitalizzare il consenso ottenuto arrivando alle urne sull'onda emotiva della bocciatura della riforma. Per questo il M5S insiste sulle elezioni anticipate subito. Certo, ci sarà da sbrogliare la matassa della legge elettorale. Difficile che i pentastellati si siedano al tavolo per cambiare l'Italicum, si accordino con gli altri dell'«accozzaglia», come l'ha chiamata Renzi. Però una cosa è certa: una nuova versione della legge, non sarà mai così vantaggiosa per il M5S. Se cambia e in senso proporzionale, scomparirà il premio di maggioranza che rendeva così potente il partito vincitore.

I voti di Grillo, allora, conteranno per quelli che sono. Insomma, la vittoria del No può riaprire gli occhi a chi è partito per un'avventura quasi impossibile e, ora che ha sbaragliato gli avversari, rischia di trovarsi davanti al castello senza saper che fare.

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