In Val Susa guerriglia No Tav. Attivista ferita negli scontri

I manifestanti: colpita dalla polizia con i lacrimogeni. La questura: "È falso, trauma da corpo contundente"

In Val Susa guerriglia No Tav. Attivista ferita negli scontri

Non c'è pace in Valsusa, dove le incursioni No Tav sono incessanti. Sabato c'è stato un nuovo attacco a San Didero contro il cantiere del nuovo autoporto, opera connessa con la realizzazione della Torino-Lione e una donna è rimasta ferita.

Ma c'era da aspettarselo, perché da quando sono ripresi i lavori, sono ripartiti gli scontri tra attivisti e forze dell'ordine. La giornata era iniziata in modo tranquillo, con il corteo che aveva attraversato le strade della Valsusa senza creare problemi. Alle 19, però, una trentina di persone incappucciate si erano staccate e avevano fissato un cavo ad altezza uomo sull'autostrada A32 Torino Bardonecchia, che è stata immediatamente bloccata al traffico. L'arrivo della polizia ha allontanato gli attivisti, ma sull'asfalto c'erano tronchi, pietre, chiodi a quattro punte e pezzi di guardrail, che non permettevano la circolazione. Ed è stato necessario l'intervento della Sitaf, la società che gestisce l'autostrada, per rimuovere gli ostacoli.

Poco dopo a San Didero è scoppiato l'inferno. Un centinaio di persone ha iniziato a bersagliare la polizia con razzi, sassi, fuochi d'artificio e altri oggetti contundenti, costringendo gli agenti a rispondere con lacrimogeni. Durante i disordini ad avere la peggio è stata un'attivista, rimasta gravemente ferita al volto. Giovanna Saraceno, con diversi precedenti alle spalle, esponente dello spazio antagonista Newroz di Pisa, da anni in prima linea nella lotta al Tav in Val di Susa, è stata trasportata all'ospedale di Rivoli, dove era entrata con una prognosi di 25 giorni, poi è stata trasferita all'ospedale Molinette di Torino, dove nei prossimi giorni verrà sottoposta a intervento maxillo facciale.

Poco dopo, il movimento ha diffuso una fotografia della donna con il volto tumefatto. «Le forze dell'ordine hanno avuto una reazione spropositata scatenando un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo colpendo una ragazza in pieno volto, provocandole due emorragie cerebrali e plurime fratture al volto», ha spiegato la referente No Tav Martina Casel.

«Le forze dell'ordine - ha replicato la questura di Torino - hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato mezzi idranti per mantenere a distanza i facinorosi che si sono barricati lungo la recinzione della linea ferroviaria, bloccando la circolazione del traffico per circa un'ora. Si è trattato di trauma da corpo contundente, non provocato da un lacrimogeno, che a distanza di 30-40 metri si sfaldano in dischi di sostanza polverosa di pochi millimetri, che si incendiano e fanno fumo».

A condannare l'episodio la deputata Silvia Fregolent (Italia Viva) che ha puntato il dito contro «gruppi organizzati pericolosi e senza scrupoli» chiedendo «una presa di posizione ferma da parte dello Stato». «Il movimento No Tav - ha sottolineato il segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese - sta facendo di tutto per far sì che in Val di Susa ci scappi il morto: non si tratta nemmeno più di manifestazioni violente ma di veri e propri tentativi di omicidio. Una vera e propria follia».

«Che qualcuno rischi di farsi veramente male è la triste storia di questo cantiere - fa eco il segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo - spiace sempre il

ferimento di chicchessia, ma un conto è provocare il pericolo come fanno i No Tav violenti per impedire un'opera decisa dal legislatore, altro è subirlo come fanno le forze dell'ordine per far rispettare la volontà dello Stato».

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