Il Vaticano alla Cei: "Sulla pedofilia ancora troppi tabù"

L'invito a denunciare gli abusi: soltanto 81 diocesi su 226 hanno collaborato

Il Vaticano alla Cei: "Sulla pedofilia ancora troppi tabù"
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C'è una "notevole resistenza culturale in Italia nell'affrontare gli abusi". Poca, talvolta scarsa, collaborazione da parte delle diocesi italiane. Solamente 81 diocesi delle 226 appartenenti alla Conferenza episcopale italiana hanno risposto al questionario quinquennale della Commissione Pontificia per la tutela dei minori. È quanto emerge dal II Rapporto annuale della Commissione vaticana, diffuso ieri. In particolare, "i tabù culturali possono rendere difficile per le vittime/sopravvissuti e per le loro famiglie parlare delle proprie esperienze e denunciarle alle autorità". Dito puntato dunque contro la Chiesa italiana, per cui la Commissione vaticana istituita da Papa Francesco nel 2013 - evidenzia una parziale collaborazione. "La Commissione esprime la sua gratitudine ai vescovi di Lazio, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Emilia-Romagna e Toscana per le loro visite e per le franche discussioni sui progressi e sulle sfide in materia di tutela mentre si rammarica di non aver incontrato le delegazioni regionali di Abruzzo-Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Piemonte, Puglia, Triveneto e Umbria".

La questione dell'obbligo delle denunce in Italia è un problema molto complicato poiché la legge stabilisce che solo i pubblici ufficiali e i titolari di pubblici esercizi abbiano tale obbligo, e la Cei ha respinto l'idea che una parrocchia o un oratorio o ancora una scuola cattolica siano pubblici esercizi in quanto aperti a tutti. "I vescovi - si legge nella sezione dedicata alle diocesi italiane - hanno espresso preoccupazione per la lentezza di alcuni procedimenti giudiziari in sede civile. I vescovi ritengono che detta lentezza possa essere parte del motivo per cui alcune vittime/sopravvissuti-e non desiderano che i loro casi vengano riportati alle autorità civili".

Il lavoro della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori continua comunque a ritmo serrato. Monsignor Thibault Verny, presidente dell'organismo, ha assicurato il massimo impegno nella vicinanza alle vittime. "Vogliamo essere al vostro fianco" ha detto, ribadendo che "un approccio più ampio alla protezione richiede che la Chiesa sia professionalmente preparata e segua quadri di protezione chiaramente articolati". Nella stessa giornata, la Cei ha diffuso il documento di sintesi del Cammino sinodale delle chiese che sono in Italia che sarà votato il 25 ottobre. La Chiesa "senza nascondere criticità, resistenze e dinamiche sedimentate che talvolta hanno contrastato la corretta attenzione e salvaguardia verso i minori e le persone vulnerabili, persegue la costruzione di una cultura di contrasto all'abuso a partire dalla formazione di tutti gli operatori ecclesiali".

Da qui l'invito: "Le Chiese locali, anche attraverso i servizi diocesani per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, accolgano e si prendano cura di quanti hanno subito violenze e realizzino iniziative con e per loro, promuovendo misure di giustizia riparativa; si impegnino a ridurre il rischio di abusi e collaborino con istituzioni e società civile per il sostegno delle vittime e dei familiari e per assicurare il corretto svolgimento di ogni fase dell'accertamento della verità dei fatti".

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