Poche sono le idee ma tanti sono i filosofi. Nell'epoca del pensiero debolissimo, i partiti sono ritornati a inseguire i pensatori. Ascoltati, candidati, esibiti - in realtà mai veramente letti - sono loro le spie della politica nella sua fase di tramonto. Per darsi e dare una statura al governo, il premier Giuseppe Conte ha infatti intervistato ieri, sul quotidiano La Repubblica, l'inarrivabile Emanuele Severino che, alla fine, non ha potuto fare altro che compiacerlo: «Le sono grato, presidente, della sua cortesia. Lei è il primo ministro che viene qui ad ascoltare le parole di un filosofo». Ma sono poi davvero ascoltate? In una recente intervista, Massimo Cacciari, che ha da poco pubblicato un libro con Einaudi dal titolo La Mente inquieta, ha rivelato di essere l'intellettuale di riferimento di Nicola Zingaretti ma che questo purtroppo non lo asseconda: «Dieci volte abbiamo parlato insieme, in questi mesi! Dieci. Poi un disastro quel simbolo con Calenda». Di Cacciari oltre la mente inquieta è anche la lingua tanto da aggiungere: «Carlo Calenda dice che grillini e Lega sono uguali e io gli rispondo: Ma che put... dici».
Per superare Cacciari la Lega ha così deciso di reclutare, e di candidare alle europee, quanto meglio offre la sua scuola di Atene, anzi, di Pontida. Agitatore delle tesi sovraniste e fondatore del sito Il Talebano, il giovanissimo Vincenzo Sofo è l'Ernest Jünger di Matteo Salvini oltre a essere fidanzato di Marion Le Pen. Dal suo sito, Sofo indica il sentiero «talebano» e combatte contro «il progresso economico che ha portato alla disgregazione dei popoli e alla morte dello spirito comunitario e sociale». E sarà sicuramente per amore (di patria) che ha accettato di candidarsi con Giorgia Meloni l'uomo che ha spiegato agli italiani gli ingranaggi della tenerezza. A 89 anni, Francesco Alberoni, ultimo gigante della sociologia e instancabile editorialista prima del Corriere e oggi del Giornale, corre per un seggio in Europa.
Non ha invece ancora trovato il suo centro di gravità permanente il filosofo Diego Fusaro, il paperino rosso-giallo-verde. I suoi testi sono un kamasutra capace di far incrociare Hegel ed Evola, terzomondisti e antiabortisti, Potere al Popolo e Casa Pound. Il M5s, si dice, lo vorrebbe sindaco di Firenze, ma lui starebbe pensando di candidarsi, con una lista contro i turbocapitalisti, alla guida del comune di Gioia Tauro. Chi infatti di filosofia ne ha sempre abusato, come si sa, è il M5s che ha dedicato la sua piattaforma al filosofo Jean Jacques Rousseau che, a dire il vero, a suo tempo, era già stato deriso da un altro filosofo, l'amico Voltaire: «Avete impiegato tutta la vostra intelligenza allo scopo di definirci tutti stupidi. Leggendovi viene voglia di camminare a quattro zampe».
Ecco, per i filosofi il rischio è sempre quello di iniziare con Socrate e di concludere con la supercazzola, di puntare all'eterno e di finire per essere intervistati in radio da La Zanzara. Stai a vedere che l'unico (filosofo) rimane Lino Banfi. Nominato a sua insaputa ambasciatore dell'Unesco si presentò così: «Io so di non sapere».
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