Un Veneto che scoppia, un Veneto che soffoca, un Veneto sempre più colpito dalla frontiera dell'immigrazione. Nel giro di pochi mesi tanti sono gli episodi che mostrano questa terra come una piattaforma di migliaia di migranti. I numeri parlano chiaro, gli sbarchi continuano e il flusso è inarrestabile.
Il Veneto ora è la seconda regione, dopo la Lombardia, per numero di rifugiati con 14.639. In Lombardia sono 22.333. Il ministero dell' Interno nelle ultime ore ha aumentato del 9% la quota per il Veneto, del totale dei richiedenti asilo ospitati in suolo nazionale. I paesi sono allo stremo, i cittadini anche e i sindaci rimangono sempre più inascoltati. Ma quella che manca è soprattutto la sensazione di sicurezza: i veneti hanno paura, anche solo a camminare per strada. Lunedì scorso, all'Hotel Paradiso di Noventa Padovana, che accoglie 80 profughi, una cameriera è stata accerchiata da decine di richiedenti asilo. Volevano subito la colazione perché avevano fame, la cameriera ha risposto che occorreva attendere qualche minuto ma questo ha scatenato l'ira degli immigrati, sono volate minacce, spintoni e si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine. E come dimenticare la rivolta dei profughi il giorno di Pasqua: nel ristorante, con annesso hotel, Al Bragosso di Sant'Anna di Chioggia, una giornata che doveva essere di festa ha visto l'intervento dei militari. Il motivo? I richiedenti asilo si sono indignati perché nel menù pasquale non c'erano pollo e patatine. Anzi qualcuno si è scagliato contro il Tricolore affisso fuori. Ma si arriva anche alle situazioni assurde.
A Schio, un paese nel Vicentino, è di questi giorni la decisione di far saltare la messa della cerimonia del 4 Novembre perché ci sono troppi islamici: un segno di rispetto, fanno intendere, per i bambini delle altre religioni. Per non parlare invece di quella volta a Treviso, l'8 giugno di quest'anno, dove alla commemorazione dell'affondamento del piroscafo Principe Umberto, all'interno della caserma che ospita 500 profughi, parteciparono solo loro, con bandierina tricolore in mano e intonazione dell'inno italiano. Uno sfregio per i familiari dei caduti della Grande Guerra, rimasti per strada sotto la pioggia. O come a Vittorio Veneto dove qualcuno a settembre si era inventato di aprire le urne per i consigli di quartiere anche ai profughi.
La situazione sta scoppiando, posti non ce ne sono e qualsiasi struttura può essere buona. Prima il centro di Abano Terme che da gioiello termale e rinomata meta turistica diventa sito di accoglienza; poi l'Hotel Cristallo, a Castel d' Azzano, Verona requisito a ottobre. Un albergo quattro stelle, in piena funzione. Fino ad arrivare, questi giorni, a Ficarolo, Rovigo dove il proprietario dell'Hotel Lory mostra un'ordinanza prefettizia dicendo che «la struttura è stata requisita». Ma ormai strutture non ce ne sono più e la ricerca di nuovi posti letto sta diventando sempre più affannata. I nuovi rifugiati vengono messi dove capita. A Vicenza alcuni sono accolti nell'istituto Baronio, una scuola cattolica; questo fino a oggi (2 novembre) giusto il tempo del ponte di Ognissanti, poi si vedrà. A Pianezze nel vicentino quattro richiedenti asilo stanno in canonica. A Treviso si sta cercando una terza caserma ma questa non sembra la soluzione più agevole, visti i numeri. È del 30 giugno scorso lo scontro di civiltà nell'ex base militare di Conetta, che ospita quasi 1.000 profughi, in una frazione di 197 abitanti. Una maxi rissa con asce, coltelli e ferite da armi da taglio e teste rotte. Poi il centro di Bagnoli, Padova dove i presenti sfiorano gli 800.
Ecco, qui, tra Conetta, Agna e Bagnoli, in poco meno di quindici chilometri, con poco più di 9mila abitanti, c'è la più alta concentrazione di rifugiati di tutto il Veneto. Un pezzo di terra, cosparso da campi di grano che rappresenta quel Veneto che lavora e che scoppia di immigrati.
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