Il Venezuela socialista è ridotto alla fame. Maduro trova i colpevoli: sono i panettieri

Guerra del pane in Sud America. I fornai "controrivoluzionari" vengono espropriati e messi in prigione

Il Venezuela socialista è ridotto alla fame. Maduro trova i colpevoli: sono i panettieri

In Venezuela è scoppiata la guerra del pane, come ai tempi del Manzoni. Una decina i panettieri già arrestati a Caracas, due le panetterie espropriate ma la lista potrebbe presto ingrossarsi visto il piglio militare con cui il governo sta affrontando la questione. Il reato farebbe ridere non fosse che da queste parti si finisce in galera: i panettieri arrestati sono infatti «colpevoli» di aver prodotto troppi «brownies e cornetti» a scapito di baguette e rosette, in un paese stremato da politiche economiche suicide, in cui le materie prime scarseggiano e quel poco che c'è viene razionato fino all'osso da generali corrotti.

«La guerra del pane scatenata dai panettieri nemici della rivoluzione la vinceremo, ve lo giuro!». Questo l'ordine dato l'altro ieri in diretta tv a reti unificate dal presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, che oramai tutti a Caracas chiamano el loco, il folle. Già perché solo un pazzo può arrivare a pensare davvero che dietro la scarsità di pane ci sia sul serio un piano internazionale ordito dall'«impero del male yankee». Eppure per il delfino di Chávez proprio dagli Usa sarebbe partito l'ennesimo piano diabolico per fiaccare il morale di un popolo venezuelano già allo stremo per mille motivi dall'inflazione che viaggia al 1000% ai tassi di omicidi quasi «siriani» il tutto con la compiacenza di panettieri che, chissà perché, farebbero sparire il pane dagli scaffali.

Eppure molti, a partire dall'associazione Fevipan che difende i diritti delle novemila panetterie venezuelane, denunciano la gravità della situazione. Da troppo tempo oramai assistono infatti impotenti al crollo continuo delle importazioni di cereali. Il problema vero, insomma, è che «manca la materia prima» e questo «rende tutti i lavoratori del settore sempre più disperati». Tanto che per Juan Crespo, presidente del Sintra-Harina, il sindacato dei lavoratori delle farine, «per far fronte al fabbisogno primario del paese ci sarebbe bisogno di almeno 4 navi ogni mese, cariche di trenta tonnellate l'una di grano». Più che una supplica un miraggio, viste le condizioni del Paese. Anche perché per Maduro il problema sono i panettieri controrivoluzionari ed affamatori del popolo se è vero, come di fatto lo è, che nella capitale Caracas da 15 mesi gli stremati abitanti desiderosi di mettere in tavola un po' di pane sono costretti a sciropparsi file chilometriche, come nella Cuba del «periodo speciale» d'inizio anni Novanta. E così, dopo aver denunciato «la guerra del pane che affama il popolo», il presidente più odiato della storia venezuelana ha deciso di «farla pagare a chi di dovere, costi quel che costi». Detto fatto e, così, da ieri oltre duemila tra militi della Guardia Nazionale Bolivariana, dell'esercito e finanche funzionari del Sebin gli ineffabili e torturatori 007 di regime - hanno preso d'assalto le 709 panetterie di Caracas, alla ricerca di crimini che ne giustificassero l'esproprio, con annesso arresto degli infidi panettieri. Naturalmente, grazie alla notoria efficienza degli agenti chavisti in divisa e in borghese dopo poche ore erano già una decina gli impastatori portati via in manette per ordine dell'inflessibile Sundde, acronimo che sta per Superintendenza dei Prezzi Giusti, ed almeno due le panetterie espropriate ed affidate seduta stante alle «cure amorevoli» dei Clap, i Comitati Locali per la Produzione dello Stato.

Dal canto loro gli impauriti panettieri hanno chiesto un incontro urgente col governo.

L'obiettivo è quello di far capire a Maduro che dietro la produzione di qualche brownies e cornetto non c'è nessuna congiura anti-rivoluzionaria, che gli Usa non c'entrano nulla, ma c'è semplicemente un bisogno di sopravvivenza. Vendendo solo pane, infatti, non riuscirebbero mai a coprire neanche un terzo dei costi di produzione ai ridicoli prezzi fissati dal regime.

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