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Venezuela allo stremo, Maradona star da Maduro

Guaidò in Europa, poi forse da Trump. Non esclude l'uso della forza per liberare il suo Paese

Venezuela allo stremo, Maradona star da Maduro

San Paolo Il 23 gennaio dell'anno scorso Juan Guaidó giurava come presidente del Venezuela con un triplice obiettivo: fine dell'usurpazione di Nicolás Maduro, eletto con un voto farsa nel 2018, governo di transizione ed elezioni libere. È passato un anno, nulla di tutto ciò è stato raggiunto e, per uscire dallo stallo, tre giorni fa Guaidó è uscito clandestinamente dal Venezuela.

Dopo essersi incontrato a Bogotá in occasione di un summit sulla lotta al terrorismo Hezbollah è un pericoloso alleato della dittatura di Maduro con il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ed il presidente colombiano Iván Duque, ha incontrato a Londra il primo ministro britannico Boris Johnson e, ieri a Bruxelles, l'Alto Commissario Ue per gli affari esteri e la sicurezza, Josep Borrell. Oggi sarà a Davos, dove parlerà al Forum Economico Mondiale da presidente ad interim del Venezuela. Resta da vedere se prima di rientrare in Venezuela (non è scontato che la dittatura glielo permetta, come un anno fa) accetterà l'invito di Trump di andare alla Casa Bianca, oggi l'unico luogo dove potrebbe trovare il supporto per mantenere le promesse del 23 gennaio scorso. «Al Venezuela andrà molto bene, limitatevi ad osservare», ha detto ieri sibillino Trump e lo stesso Guaidó non ha escluso, per la prima volta, l'uso della forza per convincere Maduro a liberare il suo popolo allo stremo. Già perché «ogni giorno in Venezuela muoiono 1500 persone per mancanza di farmaci e di cure mediche», denunciava ieri la Federación Médica Venezolana, proprio mentre un sorridente Diego Armando Maradona abbracciava Maduro, il suo ultimo dittatore preferito - prima c'era Fidel Castro - «per dargli tutto l'appoggio politico possibile» e «difendere la rivoluzione chavista dall'imperialismo assassino degli yankee». Il Pibe de Oro - ribattezzato da alcuni nostri oriundi di origine veneta il «Mona de Oro» dopo queste uscite visto che le sanzioni di Trump sono ad personam ed è il regime a non fare entrare le medicine che Stati Uniti e Caritas gli offrono da oltre un anno - è stato accolto da Maduro come una star.

Diego è finito su tutti i canali tv del regime, gli unici che si possono vedere a Caracas, perché il delfino di Chávez lo sogna allenatore della nazionale di calcio del Venezuela. Un'ultima, disperata «distrazione di massa» per il popolo venezuelano l'arrivo di Maradona, mentre per la mancanza di medicine è come se a Caracas ci fosse un attentato delle Torri Gemelle ogni due giorni, o ci fossero tre campi di concentramento di Auschwitz in pieno funzionamento, oppure se la capitale fosse bombardata da una bomba di Hiroshima ogni tre mesi. Perché a questo ammonta il genocidio del chavismo che uccide ogni giorno 1500 venezuelani che, in qualsiasi altro paese del mondo, potrebbero vivere.

Per mantenersi al potere Maduro ha ormai solo la repressione e avere sbattuto l'altro ieri nell'Helicoide, il carcere della tortura del regime, l'ennesimo deputato dell'opposizione, León Ismael, è solo l'ennesima conferma.

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