Vergogna web su Chiara Poggi: in vendita le foto dell'autopsia. Il giallo delle copie "illegali"

Immagini montate in un video, stop del Garante. Lo sdegno degli inquirenti. È caccia alla talpa

Vergogna web su Chiara Poggi: in vendita le foto dell'autopsia. Il giallo delle copie "illegali"
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Misura d'urgenza ieri per il Garante della privacy. Che ha adottato d'ufficio un provvedimento di blocco nei confronti di un soggetto che sembra stia rendendo disponibile online, a pagamento, un video contenente le immagini dell'autopsia di Chiara Poggi, la 26enne uccisa nella sua abitazione di Garlasco (Pv) il 13 agosto 2007, omicidio per il quale nel 2015, dopo due assoluzioni, venne condannato in via definitiva a 16 anni l'allora fidanzato Alberto Stasi. Con lo stesso provvedimento, l'Autorità - ancor prima di avvertire la Procura di Pavia che da qualche mese si sta occupando della riapertura dell'inchiesta e che dell'esistenza video così come del successivo provvedimento adottato, non ne sapeva nulla - avverte invece i media e i siti web che l'eventuale diffusione delle immagini "risulterebbe illecita" in quanto in contrasto con le Regole deontologiche dei giornalisti e la normativa privacy.

In realtà non esiste alcun video di questo genere. Gli inquirenti che da qualche mese hanno riaperto il caso infatti smentiscono l'esistenza di un filmato che "immortala" le fasi dell'esame autoptico effettuato diciotto anni fa sul cadavere della povera Chiara dal medico legale Dario Ballardini all'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Pavia. Esistono però le foto di quella autopsia che, contenute negli atti dei numerosi procedimenti, purtroppo non costituiscono più un documento così segreto come avrebbero dovuto restare. In rete pullulano gli sciacalli e i costruttori di fake a tavolino e si sospetta che qualcuno potrebbe aver utilizzato le presunte foto (quasi sicuramente però non originali) e averle messe insieme in una sorta di video dal quale ha pensato di poter ricavare un guadagno economico.

Il Garante invita dunque "chiunque entri nella disponibilità di tali immagini, compresi i mezzi di informazione, ad astenersi dalla loro diffusione che - anche in considerazione della violenza esercitata nei confronti della vittima - lederebbe in modo gravissimo la sua dignità e quella dei suoi familiari". L'Autorità si riserva l'adozione di ulteriori provvedimenti anche di carattere sanzionatorio.

La notizia del cosiddetto "video" ha preso alla sprovvista magistrati, investigatori, ma anche periti e genetisti. Che ne hanno accolto l'ipotetica esistenza con grande amarezza e sdegno. Le immagini e tutto il materiale che riguarda un esame autoptico, infatti, costituiscono una serie di atti sottoposti al segreto d'ufficio e nella disponibilità esclusiva della polizia giudiziaria e dell'autorità giudiziaria e la responsabilità è appunto di chi le detiene: tanto per capirci, se queste foto vanno in giro la ragione è molto semplice, qualcuno ne ha fatto una copia.

Polizia e carabinieri che svolgono materialmente le indagini si stanno adeguando alla direttiva europea e al GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, ovvero il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione Europea.

Questo regolamento stabilisce un quadro normativo per la protezione dei dati personali dei cittadini dell'Ue stabilendo diritti per le persone e obblighi per le organizzazioni che trattano tali dati. La direttiva non prevede però che anche l'autorità giudiziaria debba aderirvi.

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