Cronache

Il vero volto di Askatasuna: "Un'associazione a delinquere"

Il Riesame accoglie il ricorso dei pm contro il centro sociale. Chieste le misure cautelari per un gruppo di indagati

Il vero volto di Askatasuna: "Un'associazione a delinquere"

Gli esponenti di Askatasuna, storico centro sociale legato all'area dell'Autonomia «formano un'associazione per delinquere».

È quanto si evince dalla pronuncia del Tribunale del Riesame di Torino, che ha parzialmente accolto un ricorso della procura. I pubblici ministeri avevano richiesto una serie di misure cautelari ipotizzando l'associazione sovversiva ma i giudici - da quanto sembra emergere secondo le prime indicazioni - hanno dato una lettura diversa, senza connotazioni politiche. Così il Riesame ha modificato il reato in associazione per delinquere. Ancora non si è appreso se il abbia disposto tutte o solo alcune delle misure cautelari richieste dall'accusa, anche perché ora la decisione potrà essere impugnata in Cassazione ed è per questo che i provvedimenti non sono immediatamente esecutivi. Nel corso dell'udienza, i pm avevano ribadito la tesi dell'associazione sovversiva, sottolineando però che l'accusa non era rivolta a tutti i frequentatori e tutti gli attivisti del centro sociale di Askatasuna, ma solo a un gruppo di indagati.

L'indagine sul centro sociale - uno di più grandi e influenti in Italia negli ambienti dell'antagonismo - è stata svolta dalla Digos torinese e si basa su migliaia di intercettazioni svolte a partire dagli ultimi mesi del 2019. Chiusa l'indagine a 16 persone su un totale di 28 indagati, era stata contestata l'associazione sovversiva, per la quale erano stati chiesti sette arresti, che non erano stati concessi. Così è scattato il ricorso al Riesame. Nel dossier preparato dalla procura compaiono i tentativi di egemonizzare il movimento No Tav della Valle di Susa, di infiltrarsi tra gli ambientalisti di Fridays for Future, di aiutare i migranti purché aderiscano all'ideologia e alle iniziative del gruppo. Un raid contro un gruppo di pusher nel quartiere è stato interpretato come un'operazione diretta a rivendicare il controllo del territorio. Sono menzionati anche episodi di militanti che contattano ex brigatisti per chiedere come andavano le cose ai tempi della lotta armata e spezzoni di frasi di tenore antisemita. Le difese hanno sempre obiettato - anche davanti al tribunale del Riesame - che si trattava di «conversazioni in libertà e di sfoghi estemporanei» ai quali non bisogna dare alcun peso e che non possono essere interpretati come il disegno di un'associazione sovversiva.

Il tribunale, però, contestando il reato di associazione per delinquere invece che associazione sovversiva, ha tolto agli attivisti del centro sociale Askatasuna l'etichetta politica, considerandoli non rivoluzionari ma «semplici» delinquenti.

Quindi nel loro agire non è da ricercare una matrice di sovversione all'ordine costituito ma piuttosto atti di violenza allo stato puro.

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