Le tasse non aumenteranno, non ci sarà alcuna patrimoniale, ma non sarà neppure il momento della flat tax. È quanto ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dopo l’incontro con il presidente incaricato Mario Draghi a Montecitorio per il secondo giro di consultazioni. Meloni si è detta dispiaciuta perché è emerso come Draghi immagini “una tassazione improntata alla progressività” e che esclude dunque “la tassa piatta”, pallino da sempre del centrodestra per ridurre l’imposizione fiscale in Italia.
Per capirne di più però abbiamo sentito Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni e professore in Storia delle Dottrine politiche all’università Iulm di Milano, promotore di una proposta, datata 2017, che prevedeva proprio la flat tax.
Professore, progressività e flat tax sono incompatibili?
"No. La progressività, prevista tra l’altro dalla nostra Costituzione, non è di per sé incompatibile con la flat tax. Non serve infatti una riforma costituzionale per adottarla".
Ma come, la flat tax non prevede un’aliquota fissa e proporzionale per tutti?
"Sì, esatto. Infatti nella nostra proposta l’aliquota sul reddito delle persone fisiche è al 25% ed è appunto per tutti".
E allora dove sta la progressività?
"Sta innanzitutto nella combinazione di una aliquota unica e di un minimo esente fisso in termini nominali. È facile dimostrare che ne deriva un sistema progressivo. Inoltre, nel nostro caso, la progressività sta nell'intero bilancio pubblico. Non c'è solo l'Irpef e non c'è solo il fisco. La redistribuzione migliore si fa con la spesa. Ed è proprio nel complesso del bilancio pubblico che l’effetto progressivo non viene meno, come richiesto dalla Costituzione. Ma le dico di più, già oggi abbiamo delle aliquote piatte, come avviene per le partite iva fino a 65 mila euro".
Quindi quando la Meloni esclude la flat tax si sbaglia?
"In parte sì perché, come detto, progressività e flat tax non sono incompatibili. Ma se le devo dire la verità, non credo proprio che il governo Draghi adotterà la riforma della tassa piatta".
Perché?
"Perché sarà composto da una maggioranza molto ampia con partiti che hanno politiche identitarie da un punto di vista fiscale molto differenti tra loro. Lega e Forza Italia dicono di volere la flat tax, lo stesso non si può dire per il Pd".
E così chi sperava nella flat tax dovrà quindi ricredersi?
"Sì, anche perché non si può pensare che il governo Draghi faccia in poco tempo tutto quello che la politica non è riuscita fare in vent’anni".
Ma lei resta sempre convinto della bontà della flat tax anche dopo una crisi economica di questo tipo?
"Assolutamente. Oggi abbiamo un sistema fiscale molto complesso.
Un’aliquota unica che sia davvero uguale per tutti non può che semplificare il meccanismo e rendere più semplice pagare le tasse. Penso soprattutto ai più giovani con lavori precari e carriere discontinue. Per una riforma di questo tipo però è necessario un investimento politico molto forte e una coalizione omogenea".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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