Cronache

Il video beffa dei fratelli picchiatori. Ira social: "Subumani, marcite in galera"

Filmato postato su Facebook da Gabriele Bianchi dopo la morte di Willy Monteiro. Le reazioni sul web: "Non devono restare impuniti"

Il video beffa dei fratelli picchiatori. Ira social: "Subumani, marcite in galera"

«I subumani che hanno ucciso a calci e pugni #WillyMonteiroDuarte devono marcire in galera. Fine. Questo bisognerebbe leggere in giro, solo questo. Invece è partito l'assalto al corpo del ragazzo, ancora caldo, per trasformarlo in un vessillo politico e ideologico. Che schifo» scrive Matteo B. sui social. È il giorno che segue la morte del giovane cuoco. Il popolo del web va subito a processo. A provocora l'ondata di risentimento social anche l'ultimo contenuto pubblicato sul suo profilo Facebook da Gabriele Bianchi, arrestato assieme al fratello Marco con l'accusa di omicidio preterintenzionale. Risale a domenica alle 6.39. Il video, una stand-up comedy con due scimmie come protagoniste. «Cioè tu pubblichi un video alle 7 di mattina quando già quel povero ragazzo non c'è più!» ha commentato qualcuno. Secondo «Sperdutamente», «Non si può morire così. Non si può rimanere impuniti». «Di fronte a una tragedia come questa il mio pensiero va alla famiglia di Willy ucciso da due subumani che non fanno mezzo chilo di cervello». «Bevevano, spacciavano droga, possedevano armi e da anni seminavano il terrore nelle zone del loro quartiere e nei dintorni facendo risse questi sono i fratelli Bianchi, da rinchiudere assolutamente in carcere per il resto della loro vita. Colleferro#WillyMonteiroDuarte» posta Francesco P.S. È la giustizia social ad arrivare prima di quella vera, quella delle aule di tribunale quando le «belve» di Artena saranno processate per omicidio. Mentre questa mattina i fratelli Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, «Pellico», saranno davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia, il dibattimento via Fb è virale. Mai come in questo caso non c'è scontro. Una storia, del resto, difficile da raccontare senza prendere le difese del più debole, della vittima. Di un ragazzo perbene dal coraggio da leoni che pur di difendere e salvare un amico affronta 5 energumeni palestrati, campioni di arti marziali.

«Sono disperati e sotto choc. Improvvisamente si trovano su tutti i giornali» racconta il cugino di Willy. «Siamo una grande famiglia, io vivo a Roma ma spesso vengo dai miei zii a Paliano» aggiunge. Willy, un ragazzo molto religioso, lavorava e aiutava la famiglia. «In due anni mi ha chiesto solo una volta le ferie - racconta al Giornale Nazareno D'Amici, proprietario dell'Hotel Degli Amici in via Latina dove Willy lavorava come aspirante chef -. Voleva andare a Capo Verde per il compleanno del nonno. Un ragazzo come pochi. Per lui cucinare era la vita».

Il Comune di Colleferro si costituirà parte civile nel processo contro i suoi assassini. Mentre uno studio legale di Frosinone è pronto ad assistere la famiglia Duarte durante la perizia di parte sul corpo del 21enne, la Regione Lazio sosterrà tutte le loro spese legali. E proprio dall'hotel Degli Amici è partita anche una sottoscrizione per aiutare i genitori della vittima. «Chi vorrà potrà inviare qualsiasi somma al conto corrente del papà, IBAN: IT 33 V 0760 1148 000 000 7920 3147». La mamma, in lacrime, ripete solo una frase come un mantra: «Giustizia, Willy non meritava di morire». Intanto dalla palestra di Lariano dove si allenavano due componenti del branco è arrivata una nota: «Rappresentamio il nostro cordoglio alla famiglia e ai cari del giovane Willy. Ritenendo lo sport uno strumento di inclusione sociale del tutto distante dalla violenza». Per i legali degli arrestati, Vito Perugini e Massimiliano Pica, i loro assistiti sarebbero «disperati». «Francesco Belleggia - racconta l'avvocato Perugini - non era in grado di parlare. È provato e sconvolto per quanto accaduto». Di poche parole, invece, il difensore dei fratelli Bianchi e di Pincarelli, Massimiliano Pica. «Attendo l'interrogatorio di garanzia». Da chiarire la dinamica del pestaggio e le responsabilità.

Elementi, numero dei colpi e l'eventuale uso di oggetti contundenti, che se non chiariti dagli indagati potranno emergere dall'esame autoptico.

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