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La vigilanza di via Nazionale: «Soluzione dettata da Bruxelles» La replica: decisione italiana. E per gli istituti il pasticcio era evitabile

Roma C'è qualcosa di poco chiaro nell'elaborazione del decreto salva-banche. La Banca d'Italia, accusata dall'opposizione di non aver controllato a sufficienza la gestione delle 4 banche «salvate», spedisce come agnello sacrificale in Parlamento il capo della Vigilanza. E Carmelo Barbagallo svela un retroscena. Bankitalia - dice - avrebbe preferito una soluzione diversa da quella adottata. Avrebbe preferito che il salvataggio delle 4 banche venisse affidato al Fondo interbancario di Tutela dei Depositi, ma la Commissione europea ha respinto questa soluzione. In quanto - è sempre Barbagallo a dirlo - Bruxelles prefigura interventi del genere come «aiuti di Stato». Via Nazionale - racconta - ha provato ad opporsi, ma ha perso la partita. Così come l'ha persa anche per quanto riguarda due aspetti della direttiva europea sul «bail in»: la partecipazione dei correntisti con più di 100mila euro di depositi al salvataggio delle banche che scatterà il 1° gennaio prossimo.Insomma, secondo il retroscena di Barbagallo, Bankitalia ha perso 3-0 il confronto con la Commissione Ue. E lo confessa in Parlamento. Peccato che a smentire la sua versione intervenga un documento di Bruxelles intercettato dall'Ansa. In questo documento la Commissione ricorda che la scelta dello strumento di salvataggio «è stata presa dalle autorità italiane». In più, spiega che per l'intervento erano a disposizione tre veicoli; due dei quali, però, avrebbero comunque portato all'azzeramento degli investimenti fatti da chi aveva sottoscritto obbligazioni. Da nessuna parte si parla di aiuti di Stato.Ma a rendere più opaca la situazione ci si mette anche Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Abi, Associazione bancaria italiana. In Parlamento, Sabatini spiega che il Fondo interbancario di Tutela dei Depositi poteva intervenire nel salvataggio delle 4 banche. «Aveva anche avviato una riflessione per un intervento». Secondo l'Abi, «sarebbe potuto intervenire, in quanto non ravvisavamo gli estremi degli aiuti di Stato»: in quanto si tratta di un fondo fra aziende private. Barbagallo rivela che questa sarebbe stata la tesi sostenuta dai negoziatori della Banca d'Italia. Ma respinta dalla Ue, che ora smentisce.Insomma, l'Abi prende le distanze sia dalla Banca d'Italia sia dal governo. E la Ue conferma. Via Nazionale prova a sposare le tesi del ministero dell'Economia: «È stata la scelta meno cruenta». Ma riconosce che se fosse stato utilizzato il Fondo interbancario «non avremmo avuto gli effetti che adesso vediamo sui portatori di obbligazioni subordinate». Barbagallo difende d'ufficio l'attività della Vigilanza della Banca d'Italia (anche se ne ha preso il timone da poco più di un anno). E ricorda che alle banche in questione sono state comminate «sanzioni pecunarie nei limiti massimi della norma». Vale a dire, 8,5 milioni di euro.

«E gli esponenti aziendali sono stati rimossi».

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