"Vinciamo solo insieme". Verso il vertice a tre

Berlusconi insiste sull'unità, la coalizione al 47,3%. In settimana l'incontro con Lega e Fdi

"Vinciamo solo insieme". Verso il vertice a tre

Roma - Riuscirà il centrodestra a rimanere unito? È vero, Matteo Salvini ha riscoperto i toni concilianti e dice di preferire «il gioco di squadra» a quello solitario, ma il sospetto che si preoccupi soprattutto delle regionali resiste. E poi Giorgia Meloni sembra insistere sul progetto del polo sovranista, prendendosi la ribalta già come seconda forza della coalizione. Silvio Berlusconi è il più deciso a ripetere che solo insieme si vince, nel Paese come alle urne locali, anche se ogni forza ha la sua identità. E sottolinea che più di prima i voti azzurri servono anche alla Lega, già in leggero calo, anche se oltre il 31%, ora che Pd e M5s sono insieme non solo al governo ma anche sul territorio. Per questo è particolarmente importante il chiarimento tra i tre leader atteso in settimana, forse già oggi come avevano ipotizzato i capipopolo di Carroccio e Fdi. L'ultimo sondaggio Quorum You trend per Sky delinea un testa a testa tra i due schieramenti, il primo al 47,2 e l'altro di sinistra al 46,2, con Forza Italia al 6,9 e Fdi davanti di un punto. Il Cavaliere ormai si è convinto che inseguendo le politiche di Salvini e i toni urlati suoi e della Meloni non recupererà consensi e indica ai suoi una linea autonoma. «Siamo diversi, il loro stile non è il nostro», ha detto nel messaggio di domenica alla convention di Viterbo organizzata da Antonio Tajani.

A Viterbo i coordinatori regionali azzurri si sono riuniti, per discutere la situazione. Un po' tutti, dal presidente Sestino Giacomoni ai titolari di Liguria (Biasiotti), Umbria (Polidori), Basilicata (Moles), Marche (Fiori), Abruzzo (Pagano), hanno concordato che Fi non deve far nulla che possa addossarle la responsabilità di una rottura del centrodestra. Al tempo stesso, bisogna esigere garanzie dagli alleati. Si cammina sulle uova e nodi delicati sono gli accordi per le amministrative (la cavalcata vittoriosa rischia di arrestarsi e vittorie date per scontate in 5 casi su 6 tornano in forse), sulla legge elettorale e sulla manifestazione del 19 ottobre, sulla quale ci sono molte perplessità. «Abbiamo detto no alla piazza di Fdi davanti a Montecitorio, per partecipare stavolta dev'essere qualcosa di diverso, non genericamente contro il governo ma su contenuti nostri, come la Flat fax, gli aiuti alle imprese... E poi non ci dev'essere Toti. Dovrebbe essere presentata alla stampa dai 3 leader, per spiegarne insieme il significato».

Insomma, se centrodestra dev'essere che Fi recuperi il suo ruolo centrale, senza accodarsi a decisioni altrui. Con il Cavaliere al posto che gli spetta, per smentire le voci di chi teme che Salvini e Meloni vogliano dalla loro parte dirigenti ed elettori azzurri ma mettendo in ombra il leader.

Altri due incontri questa settimana chiariranno gli umori. Domani Mariastella Gelmini ha convocato il direttivo del gruppo alla Camera per una verifica, dopo le divisioni tra ala antisalviniana e quella più legata al Carroccio e la stessa cosa ha fatto al Senato Anna Maria Bernini.

Intanto Mara Carfagna, punto di riferimento dei più ostili al Capitano anche se smentisce simpatie renziane, dopo essere andata sabato ad Arcore per assicurare al Cavaliere che la sua non è una fronda, sta organizzando una nuova riunione con i parlamentari più vicini, dopo la cena che ha suscitato molti sospetti.

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