Coronavirus

Decreto troppo soft: "Chiusure mirate ora o sarà come a marzo"

Virologi e medici favorevoli a misure decise e veloci per salvaguardare il Natale. A rischio Milano, Napoli e Roma: "Non c'è più tempo"

Decreto troppo soft: "Chiusure mirate ora o sarà come a marzo"

Il nuovo Dcpm sembra non bastare agli addetti ai lavori. Poche e poco incisive le misure introdotte per arginare i contagi in questa fase in cui la curva epidemiologica cresce troppo in fretta. Tra chi di epidemie se ne intende si torna a parlare di lockdown, più o meno mirati, soprattutto in quelle città dove i nuovi casi appaiono inarginabili.

La recente previsione di Andrea Crisanti di possibili chiusure a Natale, sembra già superata dagli eventi. «Per una volta che sono stato ottimista, sono stato smentito. Avevo previsto il lockdown durante le feste, pensando che i positivi aumentassero in maniera graduale. Non mi sarei aspettato che il sistema territoriale di contrasto e tracciamento si sbriciolasse così velocemente», dice il microbiologo dell'Università di Padova, immaginando un imminente «inasprimento delle misure» nel caso in cui quelle messe in campo non dovessero funzionare. Anche Walter Ricciardi è a favore di lockdown mirati, da fare subito, senza aspettare il Natale. In primis nelle città più a rischio, come Milano, Napoli e presto forse Roma. «Un'epidemia si combatte con i comportamenti delle persone e con il tracciamento, ma quando vai oltre 10-11mila casi non riesci più a tracciare i contagi e allora devi contenere», spiega ad Agorà su Rai3 il consulente del ministro Speranza. In certe aree, spiega il professore dell'Università Cattolica, la situazione è tale da rendere necessarie chiusure locali. «Se prendiamo tempestivamente le misure giuste - aggiunge Ricciardi - avremo un Natale quasi normale. Se invece temporeggeremo e non le prenderemo, vedremo nelle prossime due settimane un aumento esponenziale dei casi soprattutto in alcune aree del Paese. E poi dovremo prendere delle decisioni durissime e servirà molto più tempo».

Persino Fabrizio Pregliasco, solitamente tra i virologici meno allarmisti, bolla come «un po' soft» l'ultimo Dcpm. «Mi aspettavo di più da questo provvedimento», ammette ai microfoni di Un giorno da Pecora su Rai Radio1. «Rinunciando ora ad alcune cose superflue potremo evitare una situazione che lasciata a sé potrebbe determinare l'obbligo di arrivare in modo precipitoso a dei lockdown più dolorosi e pesanti per l'economia e la tenuta psicologica e sociale della comunità», ribadisce anche su Sky TG24. Per il premier Giuseppe Conte un nuovo lockdown generalizzato sarebbe una sconfitta. Ammette che la curva è preoccupante, ma assicura che il governo sta lavorando per scongiurarlo: «Non possiamo escludere che se le misure non daranno effetti saremo costretti a tararle più efficacemente e arrivare a lockdown circoscritti».

Auspicavano interventi più risolutivi anche i medici che il Covid lo combattono tutti i giorni in corsia, rischiando di essere contagiati.

«Ci aspettavamo qualcosa di più deciso, credo che gli interventi sui bar e sulla movida non saranno sufficienti, servirebbe un'impostazione più complessiva senza escludere anche misure più drastiche, come il coprifuoco sul modello francese o anche il lockdown breve proposto da Crisanti per resettare il sistema», commenta Carlo Palermo, segretario dell'Anaao, il principale sindacato dei dottori ospedalieri.

Commenti