Coronavirus

Il virus rallenta in Europa. "Meno casi e poco gravi"

Il rapporto Ecdc: "La recente recrudescenza frena e i contagi non sfociano in malattie significative"

Il virus rallenta in Europa. "Meno casi e poco gravi"

Il Covid sta perdendo la sua forza devastante. Rallenta in Italia dove ieri i decessi si sono fermati a 90 (-23,7% rispetto alla settimana scorsa), i contagi sono stabili (circa 53mila casi) e così pure le terapie intensive (+3) ma rallenta anche in Europa e in tutto il mondo. E se colpisce duramente ancora la fascia degli over 65 e i fragili, non miete vittime come in passato. Anzi, durante la settimana dal 28 marzo al 3 aprile i decessi rilevati dall'Oms si sono quasi dimezzati, (-43%). Anche le nuove infezioni, dopo l'impennata della prima metà di marzo, sono diminuite per la seconda settimana consecutiva, registrando un calo del 16%.

Certo, i numeri assoluti sono ancora importanti: in sette giorni sono stati segnalati oltre nove milioni di nuovi casi e 26mila nuovi decessi ma sono riferiti a una popolazione che comprende Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo Orientale, Pacifico Occidentale, Sud est asiatico. A livello globale, invece, al 3 aprile 2022, sono stati segnalati poco più di 489 milioni di casi e oltre 6 milioni di decessi.

Il virus è però in decisa ritirata in Europa. Il Centro europeo per la prevenzione delle malattie, ammette che la «recente recrudescenza del virus sembra rallentare» e il virus «non sembra sfociare in tassi di malattie gravi significative che sono state osservate durante l'onda Omicron iniziale». E questo nonostante l'eliminazione di ogni misura precauzionale sanitaria adottata dagli stati dell'Unione a cominciare dall'uso delle mascherine al chiuso. L'Ecdc rileva ancora che meno paesi rispetto alla scorsa settimana hanno riportato aumenti della trasmissione tra le persone di età pari o superiore a 65 anni e solo quattro paesi (nell'Europa dell'Est dove sono state fatte poche vaccinazioni) hanno segnalato aumenti degli indicatori di terapia intensiva. Ma il virus circola ancora moltissimo grazie anche a Omicron e le sue sotto varianti che infetta ma provoca sintomi lievi alle vie respiratorie superiori. Ed è per questo che la querelle sulla quarta dose è ancora molto attuale. È davvero utile in questa fase della pandemia iniettare un secondo booster? In Ue ogni paese ha adottato delle regole diverse, l'Italia ha deciso, su indicazione Ema, di consigliarlo agli over 80 e ai fragili.

Ma molti esperti non sono d'accordo sull'utilizzo di un vaccino «vecchio» per una variante nuova come Omicron. Inoltre, si va verso la bella stagione e il caldo smorzerà ancora di più il circolo dei contagi spesso portati in famiglia dai ragazzini che tra meno di due mesi finiranno le lezioni. Per di più, gli studi elaborati da Ema per dare un giudizio sulla necessità di una quarta dose non sono per nulla esaustivi. Arrivano da Israele dove la quarta dose è stata usata già nei mesi scorsi. Sotto i 60 anni il secondo booster è una vera delusione. La protezione dall'infezione si ferma al 30% e svanisce dopo 10 settimane. Sopra gli ottanta invece, cambia qualcosa, ma di poco. La quarta dose procura qualche beneficio nelle ospedalizzazioni e sulla mortalità. Ma la riduzione assoluta, rispetto a chi aveva fatto solo tre dosi è dello 0,07%.

È verosimile, quindi, non aspettarsi grande partecipazione dagli over 80 per questa ennesima vaccinazione.

Molti preferiranno aspettare il richiamo di settembre, quando sarà disponibile un vaccino bivalente che servirà a ostacolare anche la diffusione della variante Omicron.

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