Ore convulse intorno a Vitrociset, l'azienda specializzata in sistemi di sicurezza per la Difesa, gli Interni e la Giustizia finita al centro dello scandalo dei Paradise Papers. Essendo emrso dalle carte che il controllo dell'azienda (che ha le chiavi d'accesso a infrastrutture tecnologiche pubbliche di estrema delicatezza) è parcheggiato in un trust nel paradiso fiscale di Curacao, alle Antille, il ministro della Difesa Roberta Pinotti aveva annunciato ieri mattina che il governo stava valutando se esercitare il golden power, ovvero se mettere sotto tutela l'azienda in nome della sicurezza nazionale. Ma subito dopo l'imprenditore abruzzese Antonio Di Murro ha annunciato di essere il nuovo padrone di Vitrociset, avendo rilevato il cento per cento di Ciset, la società italiana che sta a metà della catena di controllo: Ciset controlla Vitrociset ed è a sua volta controllata dalla Croci BV olandese, a sua volta controllata da una srl lussemburghese controllata dalla società di Curacao. Questa catena di scatole cinesi sarebbe stata spezzata dall'accordo («dopo una trattativa durata mesi») tra Di Murro e la Croci BV.
Basterà l'intervento dell'imprenditore abruzzese a tranquillizzare il governo? Da un lato, l'operazione riporta trasparenza sull'assetto societario di Vitrociset, sgombrando il tavolo da voci su presenze anomale (servizi segreti compresi) nella compagine. Ma resta da spiegare l'interesse per Vitrociset da parte di Di Murro, che ha un pedigree imprenditoriale maturato tutto nel campo della logistica e senza alcuna esperienza nel ramo specifico: tanto che ieri in un comunicato ha dovuto annunciare la nomina ad amministratore delegato di Luca Damato, attualmente capo della divsione sicurezza di Leonardo (ovvero Finmeccanica), che prende il posto di Paolo Solferino, anche lui con alle spalle una carriera tutta interna a Selex, cioè sempre a Finmeccanica. Insomma, l'azienda di Stato continua ad avere di fatto suoi uomini alla testa di Vitrociset nonostante ufficialmente abbia (e continuerà ad avere) solo l'1% delle sue azioni.
In attesa delle decisioni del governo, a non mostrarsi tranquillizzati dalle novità sono i deputati Mauro Pili di Unidos e
Giovanni Paglia di Sinistra Italiana: il primo chiede con un interrogazione all'esecutivo di fare chiarezza sugli assetti dell'azienda, il secondo propone addirittura che Vitrociset venga nazionalizzata «senza indennizzo».
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