"Il vittimismo fa cassa. Imane ora è una star e vuole monetizzare". Intervista a Giuseppe Cruciani

Il conduttore radiofonico: "Non capisco questa bagarre. Ma per me è una donna"

"Il vittimismo fa cassa. Imane ora è una star e vuole monetizzare". Intervista a Giuseppe Cruciani
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Molestie on line.

«Mah. Leggo che Imane Khekif sarebbe stata turbata dagli insulti ricevuti sul web. Però si è turbata così tanto che ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi. Che turbamento. Forse, la storia è più semplice».

E come sarebbe?

«Imane vuole fare cassa».

Giuseppe Cruciani, conduttore di una trasmissione radiofonica di culto come La Zanzara e fresco autore del libro, già spettacolo teatrale, La via Crux, non si scompone davanti alle notizie che arrivano da Parigi.

Gli avvocati della pugile parlano di cyberbullismo. Molestie informatiche. Insulto pubblico.

«Esagerati. Mi pare tutto esagerato in questa storia. Perché passare da un tribunale se sei salita sul gradino più alto del podio?».

L'hanno trattata come un fenomeno da baraccone. E a puntare il dito contro di lei sono stati personaggioni come Donald Trump, Elon Musk, J.K. Rowling.

«Una premessa. Per me Imane è donna fino a prova contraria. La storia è controversa e pure confusa, ma lei, se non si accerta il contrario, resta una donna».

Quindi chi l'ha messa alla berlina può essere querelato?

«Ma no. Non credo che Elon Musk, oggi indicato come uno dei suoi bersagli, l'abbia definita una scimmia. Avrà detto che è un uomo, una donna che in realtà non è tale».

Le pare poco?

«È un errore, anch'io all'inizio pensavo fosse un trans, poi ho capito che no, è donna, anche se ha un livello di testosterone alto. Ma un errore, pure grave, deve finire davanti ai giudici?».

Dipende, se lo sbaglio è stato scagliato contro la vittima come una pietra, perché non tutelarsi?

«Perché lei ha trionfato. Il titolo, ma non solo quello. È difesa da tre quarti dell'umanità, è diventata una celebrità mondiale, è oggi un eroe nazionale e verrà ricevuta dal presidente della repubblica di Algeria, paese che non mi pare in cima alle classifiche per il rispetto dei diritti umani. Immagino che non avrà più problemi nemmeno dal punto di vista economico».

La destra contro, la sinistra a favore. Come mai?

«Da una parte la si è fatta passare per un'imbrogliona che sconvolge la femminilità tradizionale, dall'altra è stata adottata dalle lesbiche che vogliono sempre includere».

Altro errore?

«Si, certo. Non può esistere un'inclusività a tutti i costi. C'è questa idea che si debba sempre e comunque includere qualcuno che è rimasto fuori dal sacro recinto».

E bisogna lasciarlo fuori?

«Se si dovesse dimostrare che Imane ha caratteristiche maschili, testosterone e cromosomi, mi spiace ma dovrebbe rimanere fuori dal ring. Non c'è, non può esistere un diritto assoluto a gareggiare. Non tutti possono avere tutti i diritti».

Ecco, Cruciani cavalca il politicamente scorretto.

«Ma quante persone ci saranno così nel mondo sportivo? Due? Tre?».

Forse di più.

«Casi isolati. Se la veda il Cio. Francamente non capisco tutto questo falò, questo accanimento, questa bagarre, questo schierarsi. E poi...».

E poi?

«L'offesa tempra. Fa crescere. Certo, ripeto, se ti calpestano e umiliano ti puoi difendere in aula, ci mancherebbe. Ma lei ha già avuto tutto. E devo pensare che mettere in mezzo Musk o la Rowling serva solo per fare soldi. Non mi piace il vittimismo alla cassa».

La dignità delle donne?

«Ma lei è già stata consacrata. È una star, un'icona ovunque e invece un mese fa nessuno la conosceva. Sarebbe stato più elegante ignorare perfidie, provocazioni e svarioni».

C'è stato, fatti i debiti paragoni, un effetto Vannacci?

«Esatto, proprio come con il generale. Qualcuno ha cominciato a dire che lui era nemico dei gay, dei neri e dei diversi di qualunque genere; il risultato lo conosciamo: Il mondo al contrario ha preso il volo ed è diventato un best seller, Vannacci ha collezionato un numero record di preferenze alle Europee e infatti ad ogni occasione ringrazia ironicamente i giornalisti che l'hanno attaccato».

Vedremo a processo i big

che hanno suonato la carica contro Imane Khelif?

«Boh. Queste passerelle giudiziarie sono simboliche, chiamano riflettori e titoloni, poi vanno come vanno. La coda giudiziaria, francamente me la sarei risparmiata».

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