Guerra in Ucraina

Voce ragionevole tra tanta follia

Sarà che non hanno divisioni da mettere in campo ma è da oltre un secolo che i risultati ottenuti dai vicari di Cristo contro la guerra appaiono, eufemismo, modesti.

Voce ragionevole tra tanta follia

Sarà che non hanno divisioni da mettere in campo (vi ricordate la frase sprezzante di Stalin? «Quante divisioni ha il Papa?») ma è da oltre un secolo che i risultati ottenuti dai vicari di Cristo contro la guerra appaiono, eufemismo, modesti. «Inutile strage», l'espressione formulata da Benedetto XV nel 1917, ossia in piena Grande Guerra, è talmente perfetta da adattarsi a qualsivoglia conflitto successivo, compreso quest'ultimo in Ucraina. Ancora una volta le bombe cadono sui militari ma anche sui civili, sull'aggredito ma anche sull'aggressore e pure, sebbene indirettamente, sui non belligeranti che per via delle sanzioni e della rottura delle filiere produttive vedono salire prezzi e preoccupazioni mentre diminuisce la disponibilità di energia e materie prime. Insomma un brutto gioco a somma sottozero. Intendiamoci, in altri tempi la Chiesa non era pacifista quanto oggi. Troppo facile citare Santa Giovanna d'Arco, più interessante, credo, è virgolettare il Santo omonimo del pontefice oggi regnante: «I cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete» (così, nei ricordi di frate Illuminato, San Francesco giustificò la Crociata di fronte al Sultano). Potrei tirare in ballo anche Sant'Agostino, San Bernardo di Chiaravalle e San Tommaso d'Aquino ma non la finiremmo più e comunque ci siamo capiti, la posizione della Chiesa sull'argomento è cambiata parecchio. In parte per l'evoluzione teologica, in parte per l'evoluzione tecnologica: la guerra nucleare è ben più devastante della guerra con scudi e spade. Machiavelli poté permettersi di descrivere la battaglia di Anghiari (1440) con toni ironici: «Ed in tanta rotta e in sì lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite o d'altro virtuoso colpo ma caduto da cavallo e calpesto spirò». Oggi in molte meno ore, e senza un solo cavallo dai duri zoccoli, potrebbe spirare mezza umanità. Sono suonate pertanto provvidenziali le parole pronunciate da Papa Francesco contro la guerra in Ucraina, per un attimo hanno coperto le sirene dei guerraioli, degli irresponsabili fomentatori, dei neo-interventisti i cui meccanismi mentali fanno venire in mente slogan-parodia quali «armiamoci e partite», «spezzeremo le reni alla Russia»... E però molti cristiani vorrebbero che alle parole seguisse un fatto, un gran fatto: il viaggio a Kiev. Che sarebbe «sul tavolo», come ha detto Bergoglio sul solito aereo, ma finché resta sul tavolo la speranza non decolla. Servirebbe? Non servirebbe? Non so se servirebbe a fermare i bombardamenti per più di qualche ora: Putin riunisce nella sua pericolosa persona un ortodosso della fazione più anticattolica dell'ortodossia (il Patriarcato di Mosca) e un erede dello Stalin di cui sopra...

Servirebbe senz'altro a far svettare la Chiesa di Roma come sola autorità morale, unica voce ragionevole in un'epoca di follia (ha molte divisioni la follia ma non sembrano molto compatte, il viaggio a Kiev potrebbe perfino scatenare un'ondata di sagge diserzioni).

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