Il caso Quarto travolge il Movimento Cinque Stelle, accerchiato dal fuoco incrociato degli avversari politici per l'inchiesta che getta sulle elezioni del Comune napoletano conquistato a giugno scorso dai grillini la macchia del voto inquinato. Collusioni con la camorra emergono dalle intercettazioni disposte dal pm John Henry Woodcock che rivelerebbero come il candidato pentastellato Rosa Capuozzo fosse appoggiato da un clan camorrista locale attraverso un presunto patto siglato con il consigliere comunale del M5S Giovanni De Robbio. Non si è fatto attendere l'affondo del presidente del Pd Matteo Orfini, che ha acceso la miccia con un tweet («Quando segnalai che a Ostia i clan inneggiavano al M5S, Di Maio disse che mi dovevano ricoverare. Lo disse da Quarto, dove la camorra vota M5S»), mentre a ruota Ncd chiedeva le dimissioni del primo cittadino e Forza Italia con Simone Baldelli ricordava che i grillini «vanno in tv a difendere le preferenze...». Il movimento, forte dell'espulsione di De Robbio «prima ancora che fosse indagato», si è affrettato a chiarire di essere «parte lesa» nella vicenda, rimandando le accuse al Pd, «che si erge a cattedra morale ma che con la mafia ci è andato a braccetto finora».
Rincara la dose prendendosela con Orfini, colpevole «di aver trascinato Roma nel fosso», snocciolando i «91 Comuni che sotto l'amministrazione di centrosinistra sono stati sciolti e commissariati per infiltrazioni mafiose» e rivendicando di essere «l'unica forza pulita e onesta». E sulla «diversità» sbandierata ma ferita del M5S si infila Ettore Rosato, capogruppo dei dem alla Camera che ventila il fallimento di chi voleva «cambiare tutto», ma con metodi che «sembrano i peggiori possibili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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