Wilders sorride, Timmermans lascia. Le elezioni olandesi consegnano la vittoria ai liberal-progressisti di D66, che secondo gli exit poll si assicurano 27 seggi. Due in più dell'ultradestra di Geert Wilders, atteso vincitore visto che 24 mesi fa aveva sbancato, fermo invece a 25 seggi. A seguire i liberali di centrodestra del Vvd, guidato da Dilan Yesilgoz, di origini turche, delfina di Mark Rutte. Conquistano 23 seggi. Solo quarto, con 20 seggi, l'ormai ex leader di GroenLinks-PvdA Franz Timmermans, che ha annunciato le dimissioni dalla guida del partito: "Non ho convinto abbastanza olandesi". In coda i cristiano-democratici (Cda) con 19 seggi.
Come da tradizione sarà necessario formare un'alleanza ampia per garantire maggioranza stabile e governabilità. Sconfessata la strategia di Wilders, che aveva causato le elezioni anticipate con le dimissioni, inchiodato solo sulla retorica anti-immigrazione e nulla più, nonostante le proteste a Den Bosch. Con il Pvv secondo, i giochi per un possibile governo con tutti gli altri partiti si sono ufficialmente aperti.
Ma oltre ad essere anti-Wilders, Cda, D66 e GroenLinks-PvdA vantano un paniere di temi comuni anche alla voce politica estera. In primis tutti hanno dichiarato di volere che i Paesi Bassi tornino ad essere più visibili sulla scena internazionale. In secondo luogo sono già d'accordo nell'incrementare i fondi per la Difesa fino al nuovo standard Nato del 3,5% almeno fino al 2030 e molto probabilmente manterranno la linea dei due governi precedenti in materia di riarmo. Se gli exit poll saranno confermati, per il D66 si tratterà di un risultato storico perché mai prima ad oggi il partito aveva vinto una competizione elettorale. Si tratta di una formazione politica che presenta un programma progressista sulle questioni sociali e più conservatore sulle questioni economiche. Alle scorse elezioni del 2023 erano crollati al 6,29%, raggranellando solo 9 seggi e andando all'opposizione del governo Schoof. A guidare D66 da due anni c'è Rob Jetten, già ministro del Clima e dell'Energia, che è riuscito a superare il partito dell'ex premier Mark Rutte Vvd, ora alla guida della Nato. La sua tesi è che i Paesi Bassi sono dinanzi ad un bivio e devono scegliere tra forze democratiche e antidemocratiche, con palese riferimento a Wilders.
Nel suo manifesto elettorale intitolato "i veri Paesi Bassi appartengono alle forze positive", Jetten chiede di scegliere tra unità e divisione, posizionando D66 come il centro di un potenziale nuovo governo olandese con una coalizione larghissima.