San Paolo «I governatori vogliono le nostre emorroidi, la nostra libertà». È questa frase pronunciata dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, nel consiglio dei ministri dello scorso 22 aprile che dimostra forse meglio di qualsiasi altra i problemi di un capo di stato per il quale, evidentemente, emorroidi e libertà sono assimilabili. Non bastasse il coronavirus - in Brasile sono ormai oltre mille al giorno, con una previsione di 30mila decessi entro fine maggio - a sconvolgere il gigante sudamericano è adesso un Watergate in salsa verde-oro.
«Cosa hanno fatto con questo virus quella merda del governatore di San Paolo (Joao Doria, ndr), quel letame del governatore di Rio de Janeiro (Wilson Witzel, ndr), quella merdaccia del sindaco di Manaus (Arthur Virgilio, ndr) che apre fosse comuni», e giù una sfilza di insulti alla presenza di una trentina tra ministri e presidenti di banca. Certo, nessuno di loro avrebbe mai immaginato che quel consiglio dei ministri sarebbe finito su tutte le tv del Brasile una cosa mai successa al mondo con conseguenze politiche rovinose. Un colpo di teatro inatteso promosso dalla Corte suprema brasiliana (Stf) che, nella persona del giudice Celso de Mello, ha divulgato proprio ieri tutta la registrazione video del Cdm. Il motivo? Trovare una prova sulle presunte pressioni di Bolsonaro per cambiare i vertici della polizia federale che indaga sui suoi figli nell'ambito di un'inchiesta nata dalle denunce dell'ex ministro della Giustizia di Bolsonaro, Sergio Moro. Il risultato finale è stato che, più delle denunce dell'ex giudice della Mani Pulite verde-oro, milioni di brasiliani sono stati scioccati dal circo comunicativo del governo Bolsonaro. «Cult» l'esilarante scena del ministro della salute Nelson Teich, anche lui dimessosi come Moro, letteralmente attonito di fronte alle sconcertanti dichiarazioni del suo collega dell'Ambiente Ricardo Salles, già al centro di numerose inchieste per corruzione: «approfittiamo di questo momento di tranquillità in cui la stampa parla solo di Covid 19 per far passare i buoi e cambiare i regolamenti senza Parlamento». Della serie approfittiamone per disboscare un po'. E che dire del ministro dell'Istruzione Abraham Weintraub? «Fosse per me metterei questi delinquenti in galera cominciando dai giudici del Stf», ha detto. «Arrestiamo sindaci e governatori (per le loro misure restrittive contro la pandemia, ndr)», ha invece tuonato la ministra per i Diritti Umani, Damares Alves.
Forse più grave il fatto che in nome del suo personalissimo concetto di libertà, Bolsonaro abbia ammesso di disporre di una intelligence che lo informa meglio dei servizi brasiliani, invitando «tutto il popolo ad armarsi» per «impedire una dittatura». Un circo che ha fatto dimenticare per qualche ora il picco di morti Covid e adesso fa chiedere a tutti quale sarà il sequel di questa telenovela tragicomica.
Già perché la Corte Suprema ha chiesto alla Procura Generale i cellulari di Bolsonaro e di suo figlio Carlos per analizzarne i contenuti, ma il generale Augusto Heleno ha minacciato «conseguenze imprevedibili» se il sequestro fosse autorizzato.
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