Wilders contro tutti. Rebus maggioranza (e rischio di stallo)

L'ultradestra esclusa dalle alleanze. Balzo di Bontenbal

Wilders contro tutti. Rebus maggioranza (e rischio di stallo)
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Un puzzle chiamato Paesi Bassi, che potrebbe colorarsi di blu. Le elezioni parlamentari di oggi potrebbero allungare lo stallo politico nel paese dei tulipani, dal momento che l'ultra destra di Geert Wilders, vittoriosa due anni fa, è di fatto esclusa da qualsiasi alleanza, fondamentale per governare un paese che ha una legge elettorale decisamente complicata. Infatti nè conservatori, né liberali, né tantomeno democratici intendono formare un governo con il partito di estrema destra Freedom Party (PVV) di Wilders: per cui, se dovesse arrivare primo, il leader populista proverà a formare un esecutivo di minoranza, oppure tutti gli altri andranno a dama senza di lui e, chissà, con una guida di centrodestra.

Il leader dei conservatori, che dovrebbero quadruplicare gli attuali 5 seggi, è Henri Bontenbal che predilige tre temi come famiglia, economia, sostenibilità. Classe 1982, è cresciuto in una famiglia di otto figli a Rotterdam: sostenitore della transizione energetica, è tifoso della biomassa e dell'energia nucleare per raggiungere gli obiettivi climatici. Si è inoltre distinto nel recente passato per una mozione che indaghi su un possibile divieto di acquisto di oggetti nei videogiochi dopo le preoccupazioni relative alla dipendenza dal gioco d'azzardo nei bambini. È particolarmente apprezzato dal ceto medio perché in grado di parlare dei grandi temi senza dimenticare i valori cristiano-democratico alla base del Ppe. Lo scorso dicembre è stato eletto politico dell'anno, risultando il volto nuovo dei Paesi Bassi. Inoltre nell'ultimo biennio ha costruito una solida relazione valoriale con il Ppe e con le posizioni che il suo leader, Manfred Weber, aveva espresso a proposito del partito tedesco AfD. Bontenbal ha ripetuto ciò che Friedrich Merz ha promesso alle scorse elezioni tedesche: ovvero mai con l'ultradestra. Per cui se l'equazione a urne chiuse risulterà esatta, potrebbe essere lui il federatore in chiave conservatrice della nuova Olanda. Bontenbal non è famoso per cambiare rotta facilmente: così ha fatto quando due anni fa ha vinto Wilders e non lo ha seguito sulla strada del populismo urlato. E così, si dice, farà anche domani se dovesse arrivare primo.

I numeri questa volta sono il vero punto interrogativo, in virtù di margini ristretti tra i cinque partiti più grandi. Rispetto a due anni fa il PVV potrebbe perdere qualche seggio, anche se resta in testa nei sondaggi, a vantaggio dei conservatori di centro-destra CDA (che sarebbero la vera sorpresa elettorale) e dei liberali D66. Entrambi sono già disponibili a dare vita ad un governo di larghe intese che bypassi l'attuale, popolato in larga parte da esponenti del PVV ma che non sono stati in grado di andare oltre la retorica anti-immigrazione.

Che sia Bontenbal il principale uomo da battere se ne è accorta anche la sinistra, che punta sul nome di Franz Timmermans, l'uomo del green deal che ha firmato la fine del motore endotermico, che potrebbe rubare consensi all'Animal Party, al Partito Socialista e ai Verdi.

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