
Ugo Volli, semiologo, professore di Filosofia della comunicazione, già critico letterario di importanti giornali di sinistra, proviamo a capire e ricapitolare: che significa "woke"?
"La parola, intanto, deriva da un gergo afroamericano e come noto vuol dire sveglio. Sottintende l'idea che il mondo si divida tra chi capisce e chi non capisce. Il woke ha avuto ben presto una pericolosa deriva, espressa in operazioni di distruzione della storia, abbattimento di statue, messa all'indice di testi, quella che chiamiamo cancel culture".
Come nasce questa ideologia?
"Dopo la caduta dell'Urss, e con la Cina che di fatto ha abbandonato il comunismo, se non come pretesto della dittatura, mancava una base vera dell'essere di sinistra. Finita la contrapposizione borghesi-proletariato, è subentrata quindi una narrazione che contrappone oppressi e oppressori. Gli oppressori peraltro sono sempre quelli: maschi, bianchi, di una certa età, magari ebrei. E gli oppressi? Donne, ancor più omosessuali, e trans, popoli del terzo mondo e in particolare quelli che lottano. Ecco il mito Palestina. L'idea è che tutte queste identità, che si pretendono oppresse, in qualche modo si alleano, è la cosiddetta intersezionalità. Di fatto una totale follia. Sulla Flotilla si è visto che quando i musulmani hanno capito che c'erano a bordo teorici Lgbt, si sono arrabbiati e se ne sono andati".
È un'alleanza teorica.
"Pezzi rappresentati come antagonisti rispetto al dominio dell'Occidente, dell'America, del capitalismo: il blocco dei cattivi. Questa cosa non ha basi politiche serie, quando va al voto non conta niente, anche in Europa, ma si tratta di gente che è fortemente capace di prestigio o pressione mediatica. Ed è molto capace di manipolare i media. Un botto finito presto è il Black Lives Matter, poi il Me too, che ha spaccato il movimento femminista, pensi che dopo il 7 ottobre c'è stato un totale rifiuto di solidarizzare con le donne israeliane vittime di stupro. È un movimento che si posiziona sulla base dello schema buoni-cattivi, amici-nemici, e tende a giustificare sempre gli amici. A ogni costo. Quel che conta non è la realtà, ma lo schema".
È un'idea totalitaria?
"Assolutamente. C'è il tentativo di sostituire con questo le basi della dittatura comunista. Il proletariato non ci sta, non è interessato. Resta il tentativo di trovare forme e pretesti di dominio. E sono queste forme ideologiche, che conservano una forte tentazione totalitaria, e minacciano la libertà di espressione e opinione. Ci sono episodi pesanti, raccontati, accaduti in nome di questo indirizzo Dei (diversità, equità e inclusione). Una situazione gravissima si riscontra in Gran Bretagna. La gente viene fermata per aver rilanciato post giudicati scorretti. Siamo di fronte a un pericolo gravissimo per la libertà".
Ma ci sono ancora differenze tra Europa e Usa?
"Queste idee nascono in Francia, con quello che viene chiamato post strutturalismo, poi si diffondono nei campus americani - dove si incontrano con settori di sinistra che stanno perdendo peso e sono frustrati anche per la libertà dei social, in cui la gente può dire ciò che crede. Gradualmente torna in Europa attraverso Gran Bretagna e Paesi nordici. In Italia si vede quasi solo negli atenei, ma è del tutto sprovvisto di base sociale, anche se in certi ambienti se non usi certe formule sei fuori dal gioco".
Le destre hanno successo perché la gente è insofferente per queste forme ideologiche e intolleranti del pensiero woke. Ci sono dati o studi?
"In parte sì, ma la cosa va più in senso opposto. Il successo della destra deriva da problemi reali: l'immigrazione incontrollata, pensi alla Germania che spalanca le porte, la crisi della globalizzazione, che ha fatto perdere posti di lavoro, e la follia del progetto Green, una serie di fattori che hanno fatto sì che la sinistra moderata anni Novanta sia stata rifiutata da una parte dell'elettorato popolare che ha cambiato orientamento. Lo dicono molto bene Rampini, Ricolfi e ci sono molti dati, primi tra tutti quelli elettorali. Quindi è il woke che nasce da questo, come reazione della sinistra intellettuale al rifiuto popolare che subisce. Ci sono libri e articoli di successo contro il suffragio universale.
Poi certo, l'insofferenza per il woke è diventata un elemento che ha contributo negli Usa alla vittoria di Trump. In Europa ha forza soprattutto in Gran Bretagna, dove i laburisti non a caso sono crollati. La gente non sopporta di essere limitata e conculcata delle sue libertà da gruppi sociali privilegiati".