Yara, nel mirino gli amanti della moglie di Bossetti

I pm vogliono interrogare i due per trovare un movente. Respinte le eccezioni della difesa

Yara, nel mirino gli amanti della moglie di Bossetti

Bergamo - Non ci sono altre piste su cui si debba scavare: il processo per la morte di Yara Gambirasio ha come imputato lui, Giuseppe Bossetti, l'uomo magro e abbronzato che ieri sta chiuso nella gabbia di vetro blindato, apparentemente tranquillo: e nessun altro. La Corte d'assise, alla prima vera udienza del processo all'artigiano di Mapello, spazza via dalla lista dei testimoni e delle prove tutti gli spunti che gli avvocati difensori volevano portare in aula per riaprire piste alternative per il delitto. Non si tornerà a parlare in aula di Mohamed Fikri, l'immigrato che venne catturato su una nave verso casa, tenuto in galera tre giorni sulla base della traduzione sbagliata di una intercettazione, e che aspetta ancora oggi il risarcimento per il carcere ingiusto. E non si parlerà neanche degli altri due giovani morti in circostanze tragiche nella stessa zona, Edy Castillo, il cui cadavere fu trovato nello stesso campo di Yara, e neanche di Sarbjit Kaur, la ventunenne indiana trovata senza vita a Ghisalba nel dicembre 2010. Tragedie in cui i difensori volevano segnalare «analogie» con quella della ragazzina di Brembate.

Niente da fare, dice la corte presieduta da Antonella Bertoja. Il processo sarà lungo, a ritmi serrati, con centinaia di testimoni: ma vi si parlerà solo delle prove che portano a Bossetti, e di quelle in grado di scagionarlo. Tra le prove di colpevolezza che il pm Letizia Ruggeri ha chiesto di presentare in aula, la Corte ne respinge una sola: le ricevute del motel dove la moglie di Bossetti incontrava un altro uomo. È uno dei tanti aspetti della vita privata dell'imputato che l'inchiesta ha portato sotto i riflettori, suscitando anche qualche polemica. Per il pm, che ieri lo ha ribadito in aula, capire cosa accadesse davvero in casa Bossetti, dietro l'immagine della famiglia felice, è essenziale «per capire il movente»: anche se è difficile ipotizzare che una banale storia di corna domestiche abbia scatenato un delitto feroce come l'aggressione mortale alla piccola Yara. Eppure anche di questo si parlerà: gli scontrini del motel sono stati rispediti al pm perché successivi al delitto, ma tra i testimoni che verranno interrogati ci sono anche i due presunti amanti di Marita, la moglie dell'imputato.

Si ricomincia il 9 settembre, con la prima infornata di testimoni: tra questi ci sarà anche la madre della vittima, e non sarà un momento facile, anche perché i legali di Bossetti chiederanno che l'imputato venga fatto uscire dalla specie di acquario dove sta richiuso, e si possa sedere accanto a loro, a pochi metri dalla sedia dove starà la mamma della ragazzina «ingenua e immacolata» che è accusato di avere aggredito, picchiato, accoltellata, e abbandonata agonizzante nel campo di Chignolo.

Ma più dei momenti a fosche tinte, a decidere le sorti del processo sarà lo scontro tra i periti: tanto che il giudice Bertoja ha chiesto che accusa e difesa si accordino per interrogare lo stesso giorno i loro consulenti, in modo che sia immediato cogliere dove le analisi e le tesi degli uni e degli altri divergono, in questo groviglio di Dna, tabulati, computer che sta nelle carte sterminate del processo. E che nasconde dentro di sé la verità, quella che a Bossetti riserva la salvezza o l'ergastolo.

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