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Zaki finalmente libero. "Sto bene, grazie Italia. Voglio tornare presto"

Dopo 22 mesi nelle celle egiziane abbraccia la sua famiglia. Poi esulta: "Forza Bologna"

Zaki finalmente libero. "Sto bene, grazie Italia. Voglio tornare presto"

Ha varcato la porta del commissariato di Mansura ed è uscito all'aria aperta, per strada, dopo 22 mesi. Ha alzato l'indice e il dito medio in segno di «vittoria». Patrick Zaki è stato liberato ieri, alle 14 circa. Ha lasciato subito a terra un sacco bianco di plastica che portava assieme a una borsa nera, e ha finalmente riabbracciato la mamma, in una stretta via, tra transenne della polizia e un camion con rimorchio. «Tutto bene, forza Bologna», sono state le sue prime parole. Poi è stata la volta del saluto tenero con la sorella Marise, che ha stretto a sé Patrick, felice. Zaki è dunque a piede libero, ma attende la prossima udienza del processo che lo vede imputato, fissata per il prossimo 1° febbraio. «Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all'Università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto». «Sto aspettando, vedrò nei prossimi giorni cosa succede: voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna», sono stati i primi commenti.

Una Ong egiziana aveva annunciato nella mattinata di ieri che il giovane studente era stato portato alla stazione di polizia di Mansura «per completare le procedure di rilascio» ha scritto in un tweet l'Eipr, l'Ong egiziana per la quale Patrick lavorava come ricercatore. «Sto saltando dalla gioia!» aveva dichiarato la madre, Hala Sobhy, dopo aver appreso la notizia che il figlio sarebbe stato scarcerato. Nei giorni scorsi si erano diffuse notizie di un peggioramento della sua salute in seguito a un pestaggio in carcere, ma erano state definite «un malinteso» dalle persone a lui vicine. Subito dopo la liberazione è arrivato il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: «Aspettavamo di vedere quell'abbraccio da 22 mesi e quell'abbraccio arriva dall'Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l'università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell'abbraccio arrivasse». Una delle prime cose che Patrick ha fatto non appena arrivato a casa a Mansura è stato indossare una maglietta dell'Università di Bologna, che l'ateneo gli aveva fatto recapitare. Patrick in una foto appare finalmente sorridente e orgoglioso in t-shirt con la scritta: «Alma Mater Studiorum». Un ritorno alla normalità.

Arrivano le prime reazioni anche dal mondo dell'arte. In una rielaborazione dell'iconica opera della Street Artist Laika, Giulio Regeni torna ad abbracciare Patrick, sullo stesso muro in cui era apparsa la prima volta nel 2020. Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre l'artista è andata a Villa Ada, a Roma, nei pressi dell'ingresso dell'ambasciata d'Egitto per affiggere un nuovo poster con gli stessi protagonisti. Zaki però questa volta non indossa più la divisa da carcerato ma è in giacca blu e camicia bianca, sempre protetto dall'abbraccio di Giulio Regeni che gli dice: «Ci siamo quasi», e lo studente gli chiede: «Stringimi ancora». Davanti ai due, poi, viene raffigurata in giallo la parola in arabo «albari», «innocente». «Zaki deve essere scagionato da tutte le accuse e tornare definitivamente libero» ha sottolineato Laika. Anche Giovanni Molari rettore dell'università di Bologna ha espresso la sua gioia: «Oggi è una giornata di festa. Speriamo che Patrick possa mettersi alle spalle questi due anni dolorosi. Il suo posto è qui. Non vediamo l'ora di riabbracciarlo». Un invito allo stadio è stato quello che ha rivolto attraverso i propri social il Bologna football club: «Patrick ti aspettiamo presto al Dall'Ara».

Patrick è, infatti, un amante del calcio e tifoso della squadra della città.

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