
La sveglia è suonata ma nessuno pare averla sentita. L'ultimatum, l'ennesimo, lanciato da Donald Trump a Vladimir Putin (accetti un bilaterale con Zelensky o ci saranno conseguenze molto pesanti) è scaduto ma nulla si muove. Così, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, bussa alla porta della Casa Bianca: "Due settimane fa a Washington, si diceva che questa fosse la tempistica necessaria affinché la Russia fosse pronta per veri colloqui e un incontro tra i leader. L'Ucraina è senza dubbio pronta. Ma l'unica cosa che la Russia sta facendo è investire in un'ulteriore guerra. Tutti i suoi segnali puntano in quella direzione". Amarezza e consapevolezza nelle parole del leader ucraino che, allora, cerca di orientarsi, di nuovo, sull'insolitamente attiva Bruxelles.
È infatti definita la riunione dei leader della coalizione dei volenterosi a sostegno dell'Ucraina. L'appuntamento è per giovedì a Parigi, presieduta da Macron e Starmer Zelensky avrà comunque un nuovo contatto diretto con i leader, compresa la premier italiana Giorgia Meloni che si collegherà da remoto. "Stiamo pianificando un incontro del genere tra Zelensky e i leader europei", conferma Burxelles, spiegando che per il momento non è prevista la partecipazione di Trump. Che volenti o nolenti, resta la chiave di tutto. "Tutti apprezzano gli sforzi diplomatici compiuti dal presidente Trump. Il problema è che Putin sta prendendo in giro questi tentativi", ha detto l'Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas. "Tutti gli altri li accolgono con favore perché gli europei vogliono la pace, gli ucraini vogliono la pace. E anche gli americani vogliono la pace. Chi non vuole la pace è Putin che sta alimentando il conflitto. E finché la Russia continuerà a volere la guerra, non ci sarà pace", ha aggiunto.
Ecco perché Zelensky non è l'unico a bussare alle porte della Casa Bianca, sperando in una risposta ma soprattutto in una risposta concreta e forte.
Nel frattempo, si continua a lavorare dietro le quinte per mettere nero su bianco quelle che dovrebbero essere le garanzie per l'Ucraina una volta concluso il conflitto. Si tratta di un passaggio fondamentale perché senza certezze, la fine del conflitto rischierebbe di essere solo e soltanto una breve parentesi. "Ci sono rappresentanti della Commissione che partecipano a questi colloqui di livello tecnico. La presidente è in costante contatto con i leader per avanzare nelle discussioni con i leader di questi impegni tecnici", conferma la portavoce della Commissione Ue Arianna Podestà. "Esiste un piano che sta prendendo forma, una roadmap chiara, la presidente von der Leyen ha affermato che è stato elaborato un piano piuttosto preciso per questo tipo di cooperazione ma tutto ciò richiede sempre decisioni politiche da parte degli Stati coinvolti, perché, ad esempio, la diplomazia è chiaramente una competenza nazionale.
Ma il senso di urgenza che circonda la situazione attuale della guerra impone di fare tutto il possibile per garantire che l'Ucraina si trovi in una posizione di forza se la Russia decidesse di sedersi al tavolo dei negoziati". Una fronte comune e piuttosto solido quindi, a cui però manca l'affondo decisivo. Quello che può dare solo e soltanto l'inquilino della Casa Bianca.