Zittiva i gufi dello «zero virgola» ora Renzi esulta per i decimali

Meno di un mese fa il premier criticava chi vedeva un Pil al ribasso. Oggi si entusiasma per una crescita allo 0,8% e per gli occupati che salgono di solo 70mila unità a gennaio

Roma. «Basta con la dittatura degli zero virgola». Era il 12 febbraio, poco meno di tre settimane fa e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di fronte a una stima preliminare del Pil 2015, poco incoraggiante (+0,6% a fronte dello 0,8% stimato), metteva in rilievo come la direzione di marcia fosse comunque cambiata.Ieri l'istituto di statistica ha diffuso un dato più aggiornato che rimarca come il prodotto interno lordo sia cresciuto dello 0,8% l'anno scorso. Analogamente l'Istat ha reso noto che a gennaio gli occupati sono tornati a crescere (+70mila su dicembre, +299mila su base annua) anche se il tasso di disoccupazione è rimasto invariato all'11,5%, mentre i giovani senza lavoro sono al 39,3% (38,6% a dicembre). Tanto è bastato perché il presidente del Consiglio si scatenasse su Facebook. «I numeri dimostrano che l'Italia è tornata. Non la lasceremo in mano ai catastrofisti che godono quando le cose vanno male», ha scritto Renzi sul social network aggiungendo che «con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero». È lecito chiedersi quale sia il vero premier: quello che ignora gli zero virgola se non sono funzionali alla causa o quello che si esalta per un decimale di crescita in più?Sempre di decimali, infatti, si sta parlando. La revisione al rialzo della crescita economica nel 2015 è, infatti, stata determinata da un ricalcolo al ribasso del Pil del 2014. Dunque quel +0,8% è frutto di una revisione statistica. «Il governo Monti aveva chiuso con -2,3%; il governo Letta con -1,9%», ha rimarcato tronfiamente Renzi. Ciò non toglie che possa comunque essere soddisfatto di un rapporto deficit/Pil al 2,6%, il più basso degli ultimi dieci anni.Ma non tutti i confronti sono in positivo. Nel gennaio 2014, ultimo mese con Enrico Letta in carica, l'Italia era al 21simo posto nella classifica dei 28 Paesi dell'Ue sulla disoccupazione. Due anni dopo l'Italia ha perso due posizioni: è ventitreesima, superata da Slovacchia e Bulgaria. In termini di disoccupazione giovanile l'Italia è rimasta 25ma, cioè quartultima. Con buona pace dei mirabolanti effetti del Jobs Act che, come l'Istat stessa ieri ha confermato, ha contribuito alla trasformazione di contratti da tempo determinato a indeterminato grazie ai bonus sui neoassunti.Le statistiche, però, restituiscono anche altre cifre molto interessanti. Ad esempio, la pressione fiscale in relazione al Pil è calata dal 43,6% del 2014 al 43,3% dell'anno scorso. Sono gli effetti della crescita economica perché, in realtà, il prelievo fiscale è leggermente cresciuto (da 702 a 709 miliardi). Insomma, la realtà è un po' meno bella di come venga dipinta. E sempre meno bella potrebbe diventare. Il direttore dell'agenzia delle Entrate ha sottolineato che nel 2015 è stato un anno record nel recupero dell'evasione fiscale con quasi 16 miliardi recuperati. «Chi non ha risposto ad un approccio collaborativo, conoscerà il lato oscuro dell'accertamento», ha dichiarato ieri citando la saga di George Lucas. «È stata folgorata da Darth Vader di Star Wars, non minacci i cittadini», ha commentato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. In realtà, le minacce di Orlandi sono concrete.

Entro luglio sarà messo a disposizione delle imprese il software gratuito per la fatturazione elettronica. Chi non si metterà in regola aprendo alla tracciabilità e alla verifica immediata dei pagamenti a fini fiscali si prepari a colpi di spade laser.GDeF

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