Zuckerberg ai governi: "Dateci regole"

Il fondatore di Facebook chiede aiuto. I nodi di privacy, elezioni e portabilità dei dati

Zuckerberg ai governi: "Dateci regole"

Chissà che Mark Zuckerberg non stia perdendo il controllo della situazione. Dopo aver annunciato la (mai attuata) svolta sulla privacy, il papà di facebook se ne esce con un clamoroso articolo sul Washinghton Post. Sotto attacco da mesi per la diffusione di fake news sulle sue piattaforme (Facebook, Whatsapp, Instagram), per gli episodi di mancata protezione dei dati personali, e per certi post a ruota libera che mettono in imbarazzo i governi di mezzo mondo, Zuckerberg si decide a chiedere maggiori controlli su internet. Anche da parte dei governi e ne sa qualcosa la Cina. La cura auspicata? Una serie di regole per proteggere privacy, dati e prevenire odio e interferenze elettorali. Tanto per cominciare, propone quattro aree da regolamentare al più presto: «contenuti tossici, integrità delle elezioni, privacy e portabilità dei dati».

«Molti politici mi dicono che noi, a facebook, abbiamo fin troppo potere sulla libertà di parola. Io, francamente, sono d'accordo», dice Zuckerberg, ricordando come a facebook spetti l'onere di cancellare contenuti tossici in base a regole che non sono univoche, né in grado di coprire la varietà dei post degli utenti. L'idea di Zuckerberg è quella di «fare in modo che enti indipendenti fissino degli standard» e «misurino su quelli l'attività delle aziende, che dovrebbero pubblicare dei report sull'efficacia della loro azione di rimozione di quei contenuti». «Rinnovare le regole su queste aree permetterà di conservare il meglio del web - fa notare Zuckerberg - la liberà per chiunque di esprimersi, e per gli imprenditori di innovare e, allo stesso tempo, proteggere la società». E, secondo Zuckerberg, si tratta di un passaggio necessario, per «definire campi precisi di responsabilità per le persone, le aziende e i governi, di qui in avanti».

Facebook è stato oggetto di aspre critiche dopo l'attacco a due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, durante il quale l'aggressore ha trasmesso in diretta le agghiaccianti gesta. Facebook è stato anche criticato per aver permesso a trolls sostenuti dalla Russia di pubblicare annunci volti a influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016. Infine lo scandalo della raccolta di milioni di dati per la società di consulenza politica Cambridge Analytica.

Secondo il fondatore di facebook è importante giungere a una cornice legislativa globale sul modello della General Data Protection Regulation dell'Unione europea. «Le nuove regole allo studio negli Stati Uniti - scrive sempre Zuckerberg - non dovrebbero obbligare le aziende a conservare i propri dati nella località di residenza dell'utente» (un requisito potenzialmente dannoso, per Facebook); e dovrebbero chiarire alcuni dei punti che il GDPR lascia aperti (in particolare l'utilizzo «delle informazioni per servire l'interesse pubblico e per l'intelligenza artificiale»).

L'intervento sul Washinghton Post arriva all'indomani dei sondaggi dei procuratori federali statunitensi sulla condivisione dei dati di facebook con un numero di grandi aziende che si occupano di tecnologie. Tra l'altro si vocifera che la Federal Trade Commission degli Stati Uniti sia in trattativa con Facebook per una probabile supermulta.

«Le regole che governano Internet hanno permesso a una generazione di imprenditori di creare servizi che hanno cambiato il mondo e migliorato la vita delle persone. È tempo di aggiornare queste regole». Che il tempo stringe.

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