Il mondo galoppa alla velocità della luce, anzi di Periscope di cui tra poco parleremo, per tutti, tranne forse che per una pattuglia di azionisti della Rcs, l'editore del Corriere della Sera , che sembrano essere rimasti alle trame degli anni '80 stile Enrico Cuccia.
Ma andiamo per ordine. E partiamo da Periscope. Uno si può chiedere cosa c'entri Periscope con il Corrierone . E forse la maggioranza dei lettori di questa zuppa, si chiede soprattutto cosa diavolo sia questo Periscope. Si tratta di un mostro, un nuovo gigantesco drago dell'informazione. Immagino che molti conoscono Twitter. In Italia ci sono circa 9 milioni di persone attive almeno una volta al mese su questo social network. In buona sostanza scrivono i loro 140 caratteri, pensierini più o meno smart , che affidano alla rete. Si parla di un numero di utenti superiore ai lettori di tutti i quotidiani italiani messi insieme (ahimè). Ebbene Twitter dalla fine di marzo ha messo in campo questa nuova applicazione. Per ora riservata solo a chi ha un telefonino Apple. Con essa non ci si limita più a digitare 140 caratteri, ma si possono mandare in onda filmati in diretta, real tv, social tv, smart tv, chiamatela come vi pare. Spieghiamo meglio. Il cuoco di questa zuppa accende il telefonino, avvia la telecamerina che è ormai onnipresente su ogni apparecchio, e invia in diretta sulla rete tutte le immagini che in quel momento sta filmando. I miei seguaci (si chiamano follower) sono avvertiti che sto andando in onda da un messaggino che compare sul loro telefono e possono commentare ciò che riprendo. Stiamo parlando dell'eroina dei social network. Gli utenti, molti giornalisti, sono già partiti a filmare tutto e condividere tutto. Anche troppo. È finita la privacy, altro che garanti. È tutto in diretta e tutto non filtrabile.
La nuova informazione passa da qua, dai social che diventano sempre più pervasivi e potenti. Periscope in pochi giorni è già diventato un best seller sulla rete e sta rapidamente coinvolgendo moltissimi opinionisti. Come tutti i fenomeni di internet, solo nei prossimi mesi si capirà la solidità del suo successo.
Nel frattempo a Milano ci si occupa degli assetti del Corriere della Sera che non è poca cosa, per carità. Alla nostra cricchetta interessa molto, nonostante Periscope. La diretta dice che per la direzione sarebbero in gara Mario Orfeo dalla straordinaria capacità di non dare fastidio a nessuno, i due attuali vice di Ferruccio de Bortoli che conoscono il giornale come le loro tasche, e un outsider che qualcuno dice possa essere la direttrice di Skytg24. Boh, vallo a indovinare. Ma la storia più bella, dicevamo, riguarda gli azionisti. Per noi giornalisti fare il direttore del Corrierone è un traguardo, ma per il fior fior degli azionisti di via Solferino (anzi, il palazzo non è più loro) dovrebbe essere una sorta di cavalierato, anche se dotato di un certo peso politico. Nelle settimane scorse, dopo mesi di litigi, gli azionisti si sono messi d'accordo per confermare l'attuale amministratore delegato, proponendo all'assemblea una lista comune. La svolta più intrigante riguarda Diego Della Valle. Si tratta di un imprenditore con i fiocchi, i cui fiocchi li ha spesso fatti valere mandando a quel paese chiunque non lo rispettasse. Ebbene il nostro, solo un annetto fa, diceva: l'amministratore delegato di Rcs Pietro Scott Jovane è «assolutamente inadeguato» e per questo «bisognerebbe affidare la delega per la gestione dell'azienda ad un editore puro come Urbano Cairo». E sull'altro azionista della Rcs diceva: «Bazoli contava molto. Oggi conta molto poco. Io credo che Bazoli identifica un mondo che se ne deve andare e mi auguro che Renzi lo faccia subito; Renzi deve fare piazza pulita ed è un'operazione che va fatta in tutto il sistema, tutto insieme». Mica le manda a dire Della Valle. Gli è che nelle prossime ore Scott Jovane, l'inadeguato, verrà confermato da una lista promossa, grazie alla decisiva mediazione di Mediobanca, da Elkann e Bazoli. Su Elkann sempre il nostro ha detto: «Quel poveretto di Jaki non ha perso l'occasione di ricordare che è un imbecille». Il punto è che questa lista promossa dal duo Elkann-Bazoli è stata costruita indovinate da chi? Proprio da Della Valle, quello che considerava Scott inadeguato, Bazoli un arzillo vecchietto ed Elkann un imbecille. Mentre l'unico a rimanere in minoranza e a difendere una visione eterodossa del gruppo editoriale è proprio quell'Urbano Cairo, così evocato da Della Valle un anno fa, e oggi mollato da solo. È la finanza, baby. Della Valle aveva persino proposto Luca di Montezemolo come presidente, ma poi si è accontentato di uno straordinario professionista come Maurizio Costa. Il primo a fare un passo di riconciliazione nel salotto buono sarebbe stato il giovane uomo forte della famiglia Agnelli, che si è dimostrato davvero forte: negli affari, come nell'amore, conviene lasciare da parte i sentimenti, avrebbe forse detto suo nonno. Ha preso il telefono, niente Periscope in questo caso, e ha composto il numero di Casette d'Ete, dove ha sede la Tod's. E si è chiarito, fino al prossimo scazzo, con Della Valle.
Contenuto della telefonata top secret, ma deve essere stata molto convincente. Nei salottini milanesi, in mancanza di meglio, non si parla d'altro. E tutti scommettono su «un sottostante»: dal calcio al futuro della Gazzetta dello Sport .Così è se vi pare. Tutto senza periscopio.
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