La polizia ripulisce la Stecca dai senegalesi

Un imprenditore asserragliato rivendica i diritti su un’ala dello stabile che occupa da 23 anni

La polizia ripulisce la Stecca dai senegalesi

(...)La Stecca degli artigiani all’Isola, tra via De Castillia e via Confalonieri, deve infatti il nome ai laboratori che Palazzo Marino, dopo aver rilevato lo stabile negli anni ’80, affittò a diversi imprenditori. Spazi che da un anno erano però condivisi con una piccola ma bellicosa comunità di senegalesi dediti allo spaccio di droga. Una convivenza diventata sempre più difficile, anche per il quartiere.
Così, dopo gli scontri di un paio di settimane fa tra polizia e africani, la Questura ieri ha deciso di intervenire con 150 tra agenti e carabinieri in tenuta antisommossa. I due accessi erano presidiati da quattro neri grandi e grossi impegnati a chiacchierare attorno a un falò. Appena il tempo di sentire lo scalpiccio degli anfibi e già il cortile era pieno di uomini in divisa, caschi, scudi e manganelli. Di cui per fortuna non hanno praticamente fatto uso. Impacchettate le sentinelle e preso possesso dello stabile, alle 6.35 i primi senegalesi venivano già portati in Questura. All’interno rimaneva, asserragliato in un soppalco, un africano armato di un lungo coltello. Urlava, si tagliuzzava braccia e torace, minacciando di dare fuoco a tutto. Iniziava una mediazione conclusa quando i poliziotti abbattevano un muro e andavano a prenderlo. Con lui altri tre connazionali, due uomini e una donna: più ostaggi che complici.
A quel punto si tracciava il bilancio: 22 senegalesi, 5 romeni e due peruviani fermati. L’energumeno finiva dritto a San Vittore, 12 connazionali al Centro d’accoglienza di via Corelli e due venivano espulsi. In 14 venivano invece rilasciati: i romeni e 6 africani regolari. Che, mezzi ubriachi, sono tornati alla Stecca, occupando uno dei due giardinetti laterali, inscenando canti e balli.
Nel frattempo iniziava la partita più dura per le forze dell’ordine. Al secondo piano, uno spazio di 1.500 metri quadrati era presidiato da Milly Moratti, lista Ferrante, Basilio Rizzo, lista Fo, la senatrice Giovanna Capelli e il consigliere regionale Luciano Muhlbauer, entrambi di Rifondazione comunista. Tutti schierati in difesa di Armido Bortolaso, 56 anni, che reclama i diritti sul secondo piano dello stabile, avendolo occupato per vent’anni senza che nessuno gli chiedesse nulla. Una «zeppa» nei progetti del Comune, che ha concertato una permuta con Manfredi Catella. La sua Hines, in cambio dei due giardini laterali e dell’edificio da abbattere e ricostruire, realizzerà un parco pubblico poco lontano. Ipotesi contrastata da una parte del quartiere e della minoranza.
Ma prima della decisione del magistrato, a cui ha fatto ricorso Bortolaso, arriverebbe la demolizione, per cui ieri Moratti&co. hanno cercato di impedire lo sfratto, instaurando un lungo braccio di ferro.

Alle 17 il Comune ha accettato una tregua: così Bortolaso potrà chiedere un provvedimento di urgenza che blocchi il passaggio del complesso alla Hines, in attesa dell’esito del ricorso presentato alla magistratura. Nel frattempo, murati gli accessi, lo spazio conteso resterà «terra di nessuno».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica