Il Polo all’attacco: «E se fosse successo a Silvio?»

da Roma

«Irrituale» sarà D’Alema e «la sua risposta imbarazzata e un po’ stizzita», dice Gianfranco Fini. Non certo, dice l’ex ministro degli Esteri, «gli ambasciatori di sei Paesi che sono impegnati come noi nella missione in Afghanistan e che si sono rivolti al popolo e al Parlamento italiano invitandoci a tenere fede alle promesse». Timori fondati, insiste, visto che «nella maggioranza ci sono almeno tre partiti anti-Nato e anti-americani». E «irrituale», secondo Sandro Bondi, è «l’inaffidabilità di un governo che sbanda paurosamente, dilaniato dal conflitto tra l’anima pacifista e quella filo-occidentale». Quello dei diplomatici, afferma il coordinatore di Forza Italia, è «solo un atto dolorosamente dovuto».
Nella sera del supervertice sulla politica estera, mentre la Farnesina duella con il dipartimento di Stato sfiorando l’incidente diplomatico, la Cdl s’infila nelle divisioni dell’Unione. «Le contraddizioni del governo - dice Lorenzo Cesa - come temevamo stanno portando l’Italia all’isolamento internazionale. Così siamo inaffidabili, Prodi ne prenda atto, vada da Napolitano e apra una nuova fase».
Per Fabrizio Cicchitto «i sei ambasciatori sono stati costretti a un passo straordinario dalle oscillazioni dell’esecutivo» e quindi «Massimo D’Alema invece di polemizzare dovrebbe innanzitutto preoccuparsi delle ragioni che hanno provocato la lettera». Per Altero Matteoli si tratta di «preoccupazioni legittime». Quello che conta «non è la forma, ma i contenuti che esprimono reali timori internazionali sulla nostra politica estera». E adesso, dice Renato Schifani, «dopo la lettera dei sei diplomatici alleati, una mortificazione senza precedenti, un dibattito in Parlamento non è più rinviabile: bisogna fare formalmente chiarezza».
Duro Pier Ferdinando Casini: «Vero, la lettera è irrituale.

È doppiamente irrituale visto il dato allarmante dei nostri alleati che sono in apprensione per la linea dell’Italia su impegni internazionali già presi. Lasciare l’Afghanistan significherebbe abbandonare Nato e Onu». Poi l’affondo: «Io parlo chiaro, se questo fosse successo Berlusconi, lo avrebbero impalato vivo».

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