Salvo Mazzolini
da Berlino
Ancora nessuno sa con esattezza quante siano le vittime della tragedia che ha colpito il piccolo centro di Chorzow, un sobborgo di Katowice, nella Polonia del sud. Ieri sera i bollettini parlavano di sessantasei morti e di 150 feriti, alcuni dei quali in condizioni gravi. Ma il bilancio è destinato a salire enormemente perché sotto le macerie del capannone crollato nel pomeriggio di venerdì, ci sono ancora molte persone, sepolte da neve e ghiaccio. Quante è impossibile calcolarlo con precisione, certamente più di cento, forse duecento. Si sa solo che al momento della sciagura, quando il tetto è crollato sotto il peso della neve, all'interno del capannone che ospitava gli stand di una fiera, c'erano parecchie centinaia di visitatori. Alcuni sono riusciti a scappare. Altri sono stati tratti in salvo dalle squadre di soccorso. Ma tanti sono rimasti intrappollati e pochissime sono le speranze di estrarli ancora in vita dalle macerie.
Ieri sera sono stati interrotti i soccorsi. Per il timore di nuovi crolli che renderebbero ancora più difficile l'accesso alle zone dove si pensa che ci siano ancora le persone prigioniere di calcinacci e blocchi di neve.
E per il gelo che paralizza i soccoritori. Nel pomeriggio la temperatura è scesa diciassette gradi sotto zero e si prevede che in nottata la colonnina di mercurio arrivi a toccare i meno trenta. Gelo permettendo le operazioni di recupero riprenderanno stamane.
Tutta colpa dell'ondata di freddo polare che negli ultimi giorni si è abbattuta sulla Polonia e delle intense nevicate. Secondo le prime ricostruzioni sul tetto del capannone si erano accumulati quasi cinquanta centimetri di neve. Troppi per una struttura non robusta, costruita in lamiera ondulata e vecchia di almeno una ventina d'anni. Il tetto si sarebbe spaccato in due tempi. Il primo crollo alle 17 e 15 seguito da un secondo crollo pochi minuti dopo e proprio nella parte più affollata. Quando è avvenuta la sciagura nel capannone si stava svolgendo una fiera internazionale denominata Dove che in inglese vuol dire colomba: un'esposizione dedicata alle colombe e ad altri volatili che di solito attrae gente da ogni parte del paese. La tragedia è avvenuta proprio il giorno dell'inaugurazione, quando più numerosi sono i visitatori. «Si è sentito un rumore assordante - ha raccontato una donna scampata al disastro - poi è incominciato l'inferno, gente che urlava, che usciva dalle macerie ricoperta di sangue e in continuazione si sentiva il suono straziante dei cellulari di chi era rimasto intrappolato sotto le macerie».
In poche ore sul posto sono accorsi oltre trecento tra vigili del fuoco e soldati dell'esercito. E subito i soccorsi si sono trasformati in una corsa contro il tempo e il freddo.
Per tutta la giornata di ieri i soccorritori hanno scavato attraverso i cumuli di macerie in modo da creare dei cuniculi, delle minuscole gallerie attraverso le quali far arrivare bevande calde a chi era rimasto intrappolato. Nel difficile lavoro di individuare i punti in cui c'erano persone ancora in vita, molto hanno contribuito i cellulari che hanno suonato incessantemente nelle prime ore ma poi le batterie si sono scaricate, i cellulari hanno cessato di trillare e le operazioni di salvataggio hanno subito un duro colpo.
In serata sono giunte a Chorzow squadre di soccorso provenienti da Bad Reichenhall, in Baviera, il villaggio dove i primi di gennaio avvenne una sciagura analoga: per il peso eccessivo della neve crollò il tetto di un palaghiaccio provocando quindici morti, in gran parte bambini. Anche in Baviera i soccorritori dovettero operare nel gelo ma in Polonia in bilancio delle è destinato ad essere ancora più tragico. Il governo ha deciso tre giorni di lutto nazionale, da ieri a mercoledì.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.