Forse per Pomigliano dArco sarà inevitabile che la Fiat auto dismetta lattuale azienda e riparta con una new company, una nuova società. Dico questo perchè in risposta alla lettera di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, che annunciava che aveva deciso di fabbricare la Panda a Pomigliano, ma chiedeva un impegno di tutti alla collaborazione, la Fiom, il sindacato metalmeccanico aderente alla Cgil, guidato da Maurizio Landini, ha tenuto un comportamento sistematicamente negativo. Ciò è dimostrato dalla nuova catena di scioperi innescata dalla Fiom a Melfi e poi in tutti gli stabilimenti Fiat, per la mancata corresponsione di un premio aziendale e per protestare contro il licenziamento di tre operai, uno dei quali ha bloccato la corsa di un carrello guidato elettronicamente. Se i fatti che secondo la Fiat giustificano il licenziamento per giusta causa sono stati realmente commessi e se essi costituiscono una giusta causa lo deciderà il magistrato, che di solito, in questa materia, larticolo 18 dello statuto dei lavoratori, si è sempre mostrato molto favorevole agli addetti. Lo sciopero non serve per dirimere i processi. Molto più fondato è uno sciopero relativo ai premi aziendali promessi. Ma generalmente prima di farlo si cerca di aprire un contenzioso. E non ha molto senso fare uno sciopero di quattro ore in tutto il gruppo Fiat auto dellItalia per una questione così limitata.
Questi scioperi a catena non hanno avuto il successo che la Fiom di Landini, con lavvallo palese di Epifani, sperava di ottenere. Ladesione dei lavoratori, secondo le fonti diverse dalla Cgil, che includono anche i sindacati liberi, è stata sul 20% soltanto. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, negli scioperi fatti e in quelli preannunciati da Fiom nelle aziende Fiat ravvisa una matrice politica e respinge linvito a parteciparvi. E in effetti, di ciò si ha una conferma in quanto a sostegno della agitazione è intervenuto il responsabile economia e lavoro del Partito democratico Stefano Fascina che ha affermato che la linea di scontro contro i lavoratori scelta dalla Fiat dopo il risultato inatteso del referendum di Pomigliano d'Arco non porta da nessuna parte. Con questa dichiarazione Fassina mostra in modo chiaro che gli attuali scioperi Fiom nel gruppo Fiat, con epicentro apparente a Melfi, sono in realtà la prosecuzione delle agitazioni effettuate per Pomigliano. Ed hanno come scopo quello di creare una atmosfera di ingovernabilità delle fabbriche per il gruppo del Lingotto, fino a quando Marchionne non accetti di riaprire con la Cgil le trattative per lo stabilimento di Pomigliano. Il Pd non può tollerare che si possano prendere decisioni a maggioranza fra una grande impresa e i sindacati quando dalla parte della rappresentanza dei lavoratori la maggioranza non è costituita dalla Cgil, ma dalla Cisl e dalla Uil.
Il presidente di Confindustria osserva che il diritto di sciopero è sacrosanto ma che in questo caso si sono superati i limiti del ragionevole. È una osservazione pertinente in quanto questi scioperi hanno, come ho appena detto, come secondo fine, quello di rivedere gli accordi per Pomigliano dArco su cui la Cgil e il Pd pensano di avere un diritto di veto.
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