Il pop di Alex Britti, anima blues cresciuta tra Hendrix e stornelli

«Con Roma ho un rapporto di odio-amore. Mi ha dato tanto ma mi ha anche deluso»

Marco Morello

«Suonavo il blues, il jazz qualche volta m’assaliva di nascosto, però per i cantautori c’era sempre posto. E anche se il mio suono può sembrarvi strano, io faccio pop italiano». Da quando lo ha «affisso» per la prima volta, tra le pieghe dell’album d’esordio otto anni fa, Alex Britti continua a tener fede al suo manifesto ideologico, al suo modo personalissimo di vedere la musica. Il nuovo tour, che mescola il suo estro con quello di Edoardo Bennato e che fa tappa oggi al castello di Santa Severa, gli sta decisamente facilitando il compito.
Alex, ci racconti com’è nato questo progetto?
«È nato per caso nel 1998. Volevo andare a vedere un concerto di Edoardo al Foro Italico. Lui però mi ha telefonato e mi ha detto di portarmi la chitarra. Così è nata un’amicizia».
Cosa vi accomuna?
«Per me lui è un mito, conosco a memoria tutte le sue canzoni. Entrambi amiamo sperimentare e allo stesso tempo divertirci con quello che facciamo».
Il pubblico come sta accogliendo lo spettacolo?
«La gente si rende conto che tutto è frutto di una collaborazione spontanea e non costruita a tavolino. Ci scambiamo le canzoni, ci sorprendiamo a vicenda e sconvolgiamo la scaletta. Sembra quasi di stare in sala prove: chi ci viene a vedere è complice oltre che spettatore».
Qual è il tuo rapporto con Roma, la tua città?
«È il classico rapporto di odio-amore. Roma mi ha dato tanto ma mi ha anche deluso tanto. Nel mio settore non offre sbocchi: bisogna faticare il triplo e non si ottiene quasi niente. A 20 anni me ne sono dovuto andare all’estero per farmi conoscere e prendermi le mie soddisfazioni».
E quando sei ritornato era cambiato qualcosa?
«No, infatti sono stato costretto a emigrare a Milano, dove c’è un mercato discografico. Mantengo la mia residenza, gli affetti, i ricordi, ma nel complesso ci vivo due mesi l’anno. In ogni caso Roma ti segna irrimediabilmente».
Qual è per te il suo più grande difetto?
«Credo sia tutto un problema di mentalità. I romani sono consapevoli di vivere in una città stupenda e di conseguenza diventano un po’ chiusi e razzisti. Per capire come vanno le cose bisogna sempre guardarle dal di fuori».
I tuoi programmi dopo che si concluderà il tour?
«Farò per tre mesi un programma su Radio Capital. Metteremo tanto blues, ho una bella borsa di dischi in vinile da portare con me».
Insomma al blues tu proprio non rinunci...
«Non potrei mai. Lo tengo sempre con me, lo infilo in tutte le mie canzoni, lo suonerò anche stasera. Il blues non è facciata, non è estetica. Si fa e non si imita».
Riesci a coniugarlo senza intoppi con il pop?
«Sono cresciuto ascoltando Hendrix e cantando stornelli romani.

Dentro di me si sono fuse due anime che convivono e quando scrivo musica escono fuori insieme. Non posso farci nulla».
«Britti & Bennato tour 2006». Stasera ore 21.30, castello di Santa Severa (Rm). Biglietti da 35 a 22 euro.

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