Pop ma pure educazione. Così "Amici" non invecchia

Il talent chiude la ventiduesima edizione con ascolti altissimi. E con più "gara" che varietà

Pop ma pure educazione. Così "Amici" non invecchia
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Poi uno si chiede perché Amici non perda un colpo. Ventidue edizioni, ventidue successi di ascolto (la finale di domenica sera ha chiuso con 4.860.000 telespettatori e il 29,3 per cento di share, più che raddoppiato Che tempo che fa). Ma fossero solo gli ascolti. È il «sentiment» intorno a questo talent show a restare positivo nonostante si sia nell'era della frammentazione, della disaffezione dello spettatore, del ricircolo continuo di format, conduttori, orari. Amici no. Amici rimane e, anzi rinasce: in questo ciclo di puntate serali è stato meno «varietà» del solito, si è concentrato più sulle dinamiche interne alla scuola trascurando gli «ospitoni». Tanto per capirci, nella finale di sabato sera su Canale 5 non c'è stato nessuno oltre ai ragazzi, alla giuria, ai professori e a Maria De Filippi. Niente comici, divi, cantanti. Solo la gara. Non è un dettaglio da poco.

E i due vincitori, quello assoluto ossia il ballerino Mattia Zenzola, pugliese diciannovenne, e quello di canto, Angelina Mango figlia d'arte di Pino, escono da questa edizione dopo aver «giocato» alla pari e, soprattutto, dopo aver messo le basi concrete per il proprio futuro. E anche questo non è un dettaglio da trascurare.

I premi che attendono Angelina e Matteo non sono soltanto montepremi ma concrete possibilità di crescita, quindi contratti e progetti discografici oppure di ballo. Mentre tutti i giovani emergenti o aspiranti tali lamentano mancanza di prospettive, da Amici ne arrivano di molto concrete ed è per questo che i casting per la prossima edizione saranno ancora una volta stra-affollati. Angelina Mango pubblica tra pochi giorni il suo disco Voglia di vivere, dice che non ha «modelli» e che vuole «stare sul palco il più possibile». Durante Amici non ha mai cantato un brano del padre perché «noi abbiamo percorsi diversi» ma suo padre Pino sarebbe orgoglioso di una figlia così atipica, che canta come si deve e prepara le esibizioni con meticolosità certosina.

E pure Mattia, che sembra fragile ma è uscito l'anno scorso per infortunio ed è tornato quest'anno con la stessa grinta, dopo la vittoria ha spiegato che «ho sempre avuto questo obiettivo e ho fatto di tutto per raggiungerlo, rinunciando alle vacanze oppure alle uscite con gli amici». A diciannove anni è un prodigio di maturità: «Quando sono giù di morale, ci dormo sopra e riparto più forte di prima». E forse l'identità che esce da Amici è proprio il messaggio vincente anche in termini di ascolti. Si parla della poca propensione dei ragazzi al sacrificio e della generale indisciplina (il caso «noce moscata» docet)? Bene, Amici non si fa problemi a «punire» chi sbaglia e il messaggio è molto chiaro, quasi in controtendenza: anche i cantanti o i ballerini hanno i propri doveri, devono rispettare le regole, devono conoscere i modi della convivenza civile.

Così, nel filo diretto con il pubblico (che è fedelissimo anche quando si divide e critica, anzi è fedele proprio perché partecipa attivamente ogni giorno per mesi) scorre il messaggio molto chiaro che l'artista non è soltanto un selfie o una storia su Instagram ma è pure impegno e lealtà, talento e studio. «Maria mi ha emozionato perché non ha solo voglia di condurre il programma, ha proprio voglia di vederci realizzati», ha detto ieri Mattia. E la realizzazione, si sa, non è soltanto la conquista di un disco d'oro o di una borsa di studio: è proprio la crescita.

Come dice Angelina, che è «spaesata» dopo la finale, «essere famosi viene dopo essere bravi». Son lezioni di buon senso, magari sembrano pure stucchevoli. Eppure sono tra i motivi per i quali, specialmente oggi, Amici è un programma destinato a restare sempre giovane. Non è un format. È uno stile di vita.

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