«Popolare con la radio come con la tv»

Ascolti alle stelle per la trasmissione «anche se sottostimati: in tante zone Radiodue non si prende. È un piccolo scandalo»

Massimiliano Lussana

da Roma

Sul tavolo del direttore di Radiodue Sergio Valzania ci sono tabulati con curve simili alle oscillazioni di un sismografo durante un terremoto. Disegnano curve che partono soft e all’improvviso si impennano, in corrispondenza dello spazio contrassegnato da due numeri (13,45 il primo e 15 il secondo), per poi riassestarsi. In quell’intervallo, la curva sembra impazzita. Non solo rispetto al confronto con il resto del tabulato, ma anche sovrapponendo i tabulati precedenti con i successivi: semestre dopo semestre, il picco raddoppia, triplica, si moltiplica elevandosi a potenza.
Ecco, in quei disegni e in quelle curve c’è il racconto di un fenomeno mediatico. Non più solo radiofonico. Anzi, del Fenomeno. L’unico vero evento della stagione: Viva Radiodue, il programma di Fiorello e Marco Baldini - con Francesco Bozzi, Riccardo Cassini, Alberto Di Risio e Federico Taddia ai testi - che oggi chiude la sua trionfale stagione, con una puntata speciale che andrà in onda anche in televisione, in diretta dalle 13,30 alle 15,30 su Raisat Extra e repliche non stop dalle 17,30 sino a notte fonda.
La traduzione popolare dal freddo linguaggio dei grafici sono i commenti dei romani che assistono alla corsa di Fiorello e Baldini attraverso le vie del quartiere Prati di Roma, che raccontiamo qui a fianco. Dalla mammina in farmacia alla signora anziana dal fruttivendolo, dal manager ai ragazzi, praticamente tutti sanno cosa sta succedendo, sanno della scommessa, sanno che oggi si finisce. Ed è un fenomeno popolare paragonabile solo ai tempi di Quelli della notte, qualcosa che è entrato sottopelle nella nostra vita. Lo racconta anche Fiore: «I dati ufficiali, che però sono relativi allo scorso semestre, parlano di uno share del 16 per cento e di più un milione di ascoltatori ogni giorno. Ma penso siano ampiamente sottostimati: lo noto quando passo per strada e la gente mi ferma. Il livello di popolarità è lo stesso dei miei massimi periodi di successo, ad esempio quando facevo Stasera pago io su Raiuno e l’Auditel parlava di ascolti vicini ai 10 milioni, con share superiore al 50 per cento. Ecco, sto vivendo un periodo di popolarità analogo a quello».
E a confermare che Audiradio dà una stima per difetto, arriva anche la polemica di Fiorello sulle frequenze radiofoniche: «In tante zone del Paese, Radiodue non si prende o si prende male. Ma è mai possibile che Rtl abbia una frequenza unica per tutta l’Italia, Radio Maria si prenda ovunque, nel Salento si ascoltino addirittura tre radio Deejay, mentre il segnale di Radiodue non arriva in mezza Puglia, in molte zone di Milano, in alcune di Genova, o sull’autostrada Roma-Napoli? È un piccolo scandalo». Fiorello lo denuncia, Valzania lo rilancia: «Hai perfettamente ragione. Posso anticipare che, presto, acquisteremo una frequenza a Milano». Niente da fare, invece, per l’Alto Adige, dove Viva Radiodue spesso è interrotta da trasmissioni abbigliate dialetticamente con un completino tirolese. Fiore non riesce a capacitarsene, il direttore di Radiodue è rassegnato: «Abbiamo lottato anni per spostare Onda Verde. Ma coi tirolesi non c’è nulla da fare».
Fiorello firma l’anatomia di un successo radiofonico, che era già tale nelle scorse stagioni, ma che quest’anno ha fatto il botto vero, diventando un fenomeno di costume. Cos’è successo? «La radio è come una goccia d’acqua. Lascia il segno cadendo, anno per anno». Mentre lo dice, Bibi Ballandi, che di Fiorello è l’agente, sembra illuminarsi. Lui - che è una specie di sacerdote laico dell’ecumenismo radiotelevisivo - ama moltissimo le metafore sapienziali. Con roba tipo «Chi va al mulino s’infarina» e «Fa più rumore un albero che cresce che una foresta che cade» (o forse era il contrario), ci va avanti da anni. Ma questa della goccia, gli mancava.
Al secondo posto nella classifica dei segreti di un trionfo in modulazione di frequenza, ci sono gli ospiti. Quest’anno, da Ciampi a Prodi, da Berlusconi a Moretti, a casa Fiorello sono passati proprio tutti. «E il giorno dopo i giornali ne hanno sempre ampiamente parlato», creando un effetto moltiplicatore. Il terzo segreto, tipo Fatima, è sufficientemente prosaico: «L’anno scorso, l’Agip ha distribuito agli automobilisti tre milioni di copie del nostro cd. E quindi ci hanno conosciuto anche persone che non ci avevano mai ascoltato per radio. E che ora lo fanno». Come dire? Benzina sul fuoco del successo.
Il resto è l’alchimia fra un programma improvvisato da due bravissimi mattatori e scritto da quattro bravissimi autori, che è riuscito a far cantare in diretta a Francesco De Gregori Fin che la barca va o a far accompagnare Cristina D’Avena da Stefano Bollani al piano. Ne ha parlato anche l’Herald Tribune, che ha scelto di puntare su un’intervista a Baldini. Una scommessa.


E la televisione? «Fra spot, blob, riprese del programma, siamo stati in tivù più di quando facevamo Stasera pago io». Poi, in studio, arriva una bottiglia di Morellino di Scansano e tutti bevono mentre vanno in onda. «Altro che televisione!» sintetizza Fiore. È la conferma che, a ottobre, tornerà in radio. La tivù può attendere.

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