Politica

Un popolo di mecenati Scoprire nuovi artisti diventa un buon affare

Volano le quotazioni dell’arte contemporanea. Gli economisti: possono rendere anche il 15% all’anno

Francesca Amé

Quanto vale la ruota sulla bicicletta di Duchamp oppure l'opera di cera e vetroresina di Maurizio Cattelan che ritrae Hitler mentre, prostrato in ginocchio, chiede perdono a Dio? E la Susanna al bagno di Brueghel il giovane? La discussione non è solo materia di critici e storici dell'arte ma riguarda il portafoglio. E per la cronaca l'ultima opera è stata appena vendute in asta a Vienna per 75mila e 900 euro.
Da quando l'arte non si vergogna più di prendere a braccetto il mercato - complici i problemi della Borsa e il caro-mattone - gli investimenti nel settore hanno raggiunto un ritmo sempre più vorticoso. Il picco, come rileva una recente ricerca di Nomisma, si è registrato nello scorso anno quando il mercato dell'arte ha vissuto la sua stagione d'oro. Basta dare un'occhiata alle quotazioni del 2004 per rendersene conto: su tutti svetta Cattelan con la sua celebre La nona ora (installazione che vede l'allora papa Wojtyla sofferente e abbattuto da una meteorite, in una sorta di Apocalisse contemporanea): 2milioni e settecentomila dollari battuti a New York per aggiudicarsela. E poi ancora The fragile truth, la verità fragile, di Damien Hirst - altro artista di culto di questi anni: un milione e centomila sterline all'asta di un anno fa da Sotheby's a Londra. Prezzi non da tutte le tasche, si converrà.
Il mercato dell'arte, anche grazie alle nuove tendenze di arredamento che amano mescolare stili diversi e il nuovo con l'antico, è generoso: c'è spazio per tutti. Anzi, a leggersi i dati del Laboratorio sul commercio dei beni artistici, nel 2004 è aumentato del 4.1% il reddito disponibile delle famiglie italiane e in molti hanno spostato quote della propria ricchezza verso l'acquisto di beni rifugio. Ma conviene davvero investire in arte? «In parallelo con il mercato immobiliare - spiega Matteo Lampertico, esperto d'arte - è cresciuto anche quello dei beni artistici che, in quanto unici e non replicabili, rappresentano sovente un investimento sicuro». Gli fa eco Angelica Cicogna Mozzoni che da qualche tempo ha aperto a Milano, a pochi passi dalla scala, un ufficio particolare: è la sede meneghina di Dorotheum, la più antica casa d'aste d'Europa, fondata a Vienna da Francesco Giuseppe. L'ufficio di Milano funziona a spron battuto: i clienti, che qui possono osservare in anteprima i lotti che saranno battuti a Vienna, non mancano. «La nostra clientela predilige l'arte antica - spiega Cicogna Mozzoni - e l'arte italiana: gli acquisti sono in aumento anche se chi investe in questo settore deve essere consapevole che ci vuole tempo per trarre profitti». L'arte, lo dicono gli economisti, può rendere anche il 15% annuo rispetto al normale incremento dei prezzi dovuto all'inflazione ma per chi vuole investire servono due doti: la pazienza (l'opera si rivaluta solo nell'arco degli anni: non è come giocare con un titolo in Borsa) e la consapevolezza. Come a dire: non tutti gli artisti sono come Cattelan che, da buon Re Mida, trasforma in oro tutto ciò che produce. Il buon collezionista deve quindi essere aggiornato non solo sui prezzi del mercato, ma anche sul valore degli artisti. Perché se è vero che un Picasso è sempre un Picasso, la scena mutante dell'arte contemporanea stravede oggi per ciò che domani non riconosce più. «L'arte antica e quella moderna non hanno problemi di mercato e trovano sempre collezionisti - commenta Lampertico - eppure, negli ultimi anni il contemporaneo tira moltissimo». Procede a tal punto che anche in Italia, come accade da tempo negli Stati Uniti, chi compra è interessato più al prezzo di vendita (e quindi al profitto) piuttosto che all'opera in sé. Sono nati così i cosiddetti «artisti hot», caldi, quelli le cui quotazioni sono alle stelle.
Pare dunque in controsenso - posto che si investa in arte come bene rifugio - la vitalità del mercato dell'arte contemporanea, il settore senza dubbio più a rischio. Ma è qui che arte e mercato incontrano davvero gli stili di vita. In una parola: investire è di moda. Di più, è uno status-symbol. Accanto ai tradizionali collezionisti dai capelli canuti, si sta affacciando in Italia una nuova classe di trenta-quarantenni con discrete disponibilità economiche che, quasi si trovasse a maneggiare titoli del nuovo mercato, investe in un'arte che esprime un'estetica moderna e più vicina ai gusti di oggi (design compreso). Secondo la Camera di commercio di Milano, l'imprenditore tipo è uomo single, quarantenne e predilige le pitture. All'arte chiede piacere (estetico), sollievo (economico) e anche gratificazione sociale. Il nuovo must? Scoprire - e sostenere - un giovane artista emergente.
francesca.

ame@tin.it

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