Cronaca locale

La «Porta gotica» che aprirà la città dell’Expo Paolo Caputo presenta Palazzo Famagosta È primo «simbolo» per chi arriverà da Sud

S arà sollevato da terra e si proporrà come una vera e propria metafora, una «Porta Urbana», soglia tra la città e la sua regione metropolitana alla vigilia dell’Expo. Si tratta di Palazzo Famagosta visibile da notevole distanza e per chi arriva dal sud e per chi esce dalla città in direzione di Genova lo potrà percepire come un grande quadrato. Il progetto di Paolo Caputo coniuga la funzionalità degli spazi con una ricercata immagine simbolica che fa del Palazzo un edificio «manifesto» destinato a diventare un inequivocabile «landmark» di Milano.La facciata di Palazzo Famagosta si può dire che è un quadrato perfetto, 70 metri per 70. Il parallelepipedo che forma il corpo di fabbrica è scomposto da due sottili volumi tra loro traslati in senso verticale sostenuti da alti pilastri che arrivano fino a 20 metri dal piano campagna. Così facendo il progettista ha voluto dare all’immagine frontale quadrata una sorta di classicità che risponde alla visione ravvicinata, allo scorcio di quella visione più articolata del fabbricato visto a sezione «bicuspidata» che ricorda le forme e i volumi di origine gotica. «Il corpo in elevazione, "sospeso" da terra, si innesta all’interno di un volume cavo, il cui "cratere" disegnato da un’ampia ellisse, genera al piede dell’edificio una corte-piazza. Il progetto di quest’area è disegnato come un’architettura singolare: la dimensione degli spazi, il loro equilibrio formale e i servizi previsti, l’ingresso con sale e solottini di ricevimento, i bar, i ristoranti, la palestra, mirano a dare un senso di intimità e quiete in contrapposizione alla vastità e al caos urbano. Nel Palazzo composto di 17 livelli si troveranno anche uffici e il verde riveste un ruolo importante.
La Caputo Partnership autrice del nuovo Palazzo della Regione con J. M. Pej (Cobb, Freed e partners) che opera da 25 anni nel settore dell’edilizia, si è occupata anche del coordinamento e del lavoro progettuale di 1800 alloggi di edilizia convenzionale, sulle tracce lasciate dai Quartieri Argonne, Filzi e Ponti firmate da Albini e Gardella. La Cooperativa d’impresa prevede entro due mesi anche di terminare gli scavi per lo studio del Parco di Santa Giulia. I progetti sono affrontati con una metodologia volta alla interpretazione e alla valorizzazione dell’identità storica dei luoghi tenendo conto tra il nuovo e il contesto esistente. Per lo studio non manca una proposta per una residenza convenzionata per studenti, «San Giuseppe» a Sesto san Giovanni. L’archittetto si sta occupando anche dell’area Hines alle Varesine, del Centro direzionale con residenze anche di lusso. Una torre alta 16 metri in vetro e alluminio sembrerà toccare il cielo: «Qui le regole urbanistiche sono scritte a monte. Morfologie urbane e disegno di spazi aperti hanno consentito di spaziare con la fantasia, la stessa possibilità l’ho avuta con la Biblioteca e la Moschea in Giordania. Il parco di Hamman come quello di Marrakech hanno le stesse caratteristiche d’inglobazione. Ma è in Italia che dovremmo fare di più. Milano sta faticosamente recuperando anni persi. Sono interessanti i progetti di Porta Nuova nell’Area Garibaldi, ma non basta. Occuparci come Studio di Cascina Merlata o collaborare come consulenti di Renzo Piano per l’area di Sesto San Giovanni mi fanno sperare che qualche cosa si muove sul piano ambientale» spiega Paolo Caputo. Il progettista (classe 1951), ha fondato nel 1957 la Società italiana per l’archeologia industriale ed è presidente della sezione lombarda dell’Istituto nazionale di architettura e Membro del Consiglio della Fondazione della Triennale. Caputo ha ripreso l’immagine zenitale del sinuoso accostarsi dei crinali dei monti lombardi per studiare la morfologia del progetto della nuova sede Lombarda della Regione. Anche se i progetti a cui tutti fanno riferimento sono la Casa di Madrid, la chiesa di Segrate, l’industria Vismara di Lecco, Il Centro turistico di Marrakech.«Definisco la mia architettura soft-tecnologica, attenta al luogo e alla lezione della storia, i materiali sono tutti naturali e sorrido quando si parla di bio-architettura. Stimo Luis Kahn, l’architettura è un fenomeno ineludibile. Detesto il termine di archistar.

L’Expo è un’occasione perché da 25 anni Milano è ferma».

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