Porta Portese, un «censimento» dopo 20 anni di allarmi inascoltati

Il «mercato nero dei posti» a Porta Portese è notizia di questi giorni, ma già vent’anni fa era notizia attualissima nei carteggi tra Comune, polizia municipale e amministrazioni di competenza. Se ne parlava senza mezzi termini nel 1987 in una segnalazione dei vigili urbani al comando del XVI gruppo: «Gli abusivi si piazzano nelle corsie centrali rendendo impossibile il transito pedonale e gli autorizzati sono costretti a tacere perché vengono minacciati o malmenati. Non si fanno riscontri dei titoli e in tal modo si favorisce il “mercato nero dei posti”, ossia la cessione da parte dei titolari del proprio posto in cambio di cifre varianti da lire 80mila a 150mila per domenica». Passano gli anni, si succedono sindaci di colori diversi, ma gli allarmi sul caos del mercato delle pulci romano restano lettera morta. Compresa un’ordinanza del sindaco del 1988 che, dopo aver preso atto di come gli ambulanti fossero lievitati dai 930 «ufficiali» a 2.500, intimava di sospendere il mercato domenicale in attesa di trovare un’apposita area dove ricollocare l’attività.
Immutabile negli anni eccola la Porta Portese di oggi: stesso caos, stessa illegalità diffusa. Questa volta in più c’è un’inchiesta della magistratura che ha messo sotto inchiesta un vigile urbano per concorso in estorsione assieme alla «Regina» del mercato e ad uno dei suoi scagnozzi: senza pagare impossibile piazzare un banco. Vero? Falso? Lo stabilirà l’indagine. Certo è che non c’è nulla di nuovo e che poco o nulla è stato fatto finora per cambiare le cose. E chissà se servirà la procedura pubblica di ricognizione dei soggetti autorizzati a vendere decisa con una determinazione dirigenziale dello scorso 11 gennaio dal XVI municipio. Si dice che gli ambulanti dovranno avere le carte in regola e che le postazioni per la vendita non potranno essere più di 950. Si vedrà.
Finora al tanto parlare sull’argomento non è seguito un granché. Neppure quando di mezzo c’è stata la questione sicurezza e dal Comune, nel lontano 1982, partivano note ai vari assessorati e circoscrizioni in cui il sindaco dell’epoca ricordava che il prefetto, «a seguito di un sopralluogo dei vigili del fuoco», riteneva «insufficienti le misure di sicurezza del mercato», e sottolineava l’esigenza di «giungere di concerto ad un’ipotesi definitiva di una nuova localizzazione» in cui fosse previsto «il libero transito degli automezzi dei vigili del fuoco e delle autoambulanze anche durante le ore di mercato». Oggi come allora, del resto, in caso di incidente sarebbe impossibile per un’ambulanza o per un’autobotte farsi largo tra i banchi senza un apposito percorso di emergenza. Tant’è.
Nel gennaio del 1988 l’allora comandante del XVI gruppo scriveva ai vertici del Corpo che le problematiche del mercato avevano ormai assunto «aspetti abnormi». Temeva che lo «stato di latente pericolosità (al di là degli aspetti di illegittimità amministrativa, anch’essi ormai incontrollabili) potessero estrinsecarsi in gravi fatti collegabili, ad esempio, con l’assoluta intransitabilità di tutta la zona anche per i mezzi di soccorso». Nell’aprile dello stesso anno, così, il Campidoglio sottopone alla giunta uno schema di regolamento del mercato in cui si delimita l’area destinata all’attività degli ambulanti, il numero degli operatori in possesso delle originarie concessioni e dei posteggi. Presto arriva il progetto per la ristrutturazione del mercato, destinato a rimanere sulla carta.

Nel marzo dell’89 il comando del XVI gruppo fa sapere ai vertici della polizia municipale e agli assessorati di competenza di non essere in grado, con il personale di cui dispone, di assicurare il rispetto delle norme di un mercato «ben lontano dalla riorganizzazione studiata dall’XI ripartizione».
È di questo passo che si arriva ai nostri giorni, con lo «scandalo» dei banchi ceduti a suon di mazzette e relativa caccia al furbo di turno. Ma Porta Portese, c’è da scommetterci, rimarrà sempre la stessa.

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