Il Porto Antico e quella continua sindrome da Tafazzi

(...) Ci riuniremo con gli altri operatori per concordare una risposta e non escludiamo iniziative clamorose.
Clamorose? Ma come: vi dicono che tra poco aprirà un locale che come tutti i locali di un certo tipo sono destinati ad attrarre più gente di quella che già gravitava intorno e di cui, per la legge dei grandi numeri, godranno anche gli altri esercizi commerciali, e voi volete fare azioni «clamorose» per fermarli? Ed ecco che torna l’immagine di Tafazzi con il suo sospensorio bianco e la sua bottiglia di plastica.
Ma non finisce qui, perché al presidente del Civ si accodano pure gli operatori della zona che ancor prima di aver fatto i conti, già piangon miseria: questa zona è diventata un grande ristorante, non c’è la differenziazione dell’offerta, manca un posto dove si fa musica e si balla, se le novità sono queste...Piccola nota: il presidente della Porto Antico Spa precisa che la scelta di Rossopomodoro non è stata arbitraria, c’è stato un bando a livello nazionale che per offerta e qualità è andato a quella catena. Di più: il cda aveva anche dato al secondo classificato la possibilità di migliorare la propria offerta. La verità è che non è arrivata nessuna integrazione e quindi la gara l’ha vinta Rossopomodoro.


Ora, e se invece per una volta si provasse a guardare al «nuovo che avanza» come a qualcosa che è portatore di progresso piuttosto che di sventura e calamità. E se per una volta, invece di temere concorrenza e competizione, si provasse a cavalcarle come stimolo a far meglio e sempre di più. Chissà che Genova non smetta davvero di farsi del male, come Tafazzi.

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