Atene - Caro Kakà, è riuscito finalmente a riposarsi un po’?
«Certo, ma non ne sentivo il bisogno. A me piace giocare sempre e comunque. Però devo anche dire che il mio è stato un riposo attivo, perché mi sono allenato e ho lavorato sodo».
Come arriva a questa finale?
«Sognavo di esserci, ma tutte le difficoltà iniziali e i tanti problemi mi avevano fatto perdere un po’ di speranza».
E poi cos’è successo?
«La squadra si è ritrovata, il gruppo si è ricompattato e gli infortuni hanno smesso di perseguitarci. La svolta si è verificata in gennaio e da allora non ho avuto più dubbi. E adesso penso proprio di essere al massimo della condizione fisica e mentale».
Ma questo Milan non è troppo Kakà-dipendente?
«No, se la squadra è cresciuta il merito è del gruppo, non mio. Un solo giocatore non può vincere da solo».
Fa il modesto...
«Tutt’altro, mi rendo conto di quello che ho dato, magari anche tanto, ma sono solo uno dei tanti, e i tanti altri campioni di questo Milan sono riusciti forse a esprimersi meglio di me».
Tutti però sono concordi nel dire che Kakà è il più grande giocatore del mondo. Si sente tale?
«Rifiuto questa etichetta, ci sono tanti grandi campioni in circolazione. Basta che guardi in casa mia e vedo Maldini, Seedorf, Ronaldo, Gattuso. Nelle altre squadre? Penso a Del Piero, Adriano, Ibrahimovic, Totti, Toni e poi quel Ronaldinho che tutti vorrebbero avere vicino».
Come la mettiamo col Pallone d’oro? È lei il naturale favorito.
«Ora non ci penso, vedremo più avanti».
Dipende dal Liverpool...
«Sono forti, ma lo siamo anche noi. Li temo, certo, ma non mi fanno paura. Li rispetto. Ma anche loro devono pensare a noi e non solo a Kakà».
Si aspetta da Rafa Benitez una marcatura particolare?
«Non mi interessa, la faccia pure, perché se dovessero bloccare me ci sarà qualche mio compagno più libero. Farò la mia partita senza pensare alle tattiche altrui. E poi abbiamo un grande tecnico che ci dice quello che dobbiamo fare».
A chi dedicherà il gol o i gol che segnerà?
«Non ho dediche particolari, il mio ringraziamento va sempre a Dio. Però prima incominciamo a segnare».
C’è una grande intesa in campo con Seedorf.
«Ci viene naturale, parliamo lo stesso linguaggio tecnico e amiamo il bel calcio. Ci ritroviamo a occhi chiusi, con lui, ma anche con gli altri compagni».
Ha tutto dalla vita: una bella famiglia, denaro, popolarità. Pensa di essere già arrivato al top della sua carriera?
«Niente affatto, ho solo 25 anni e ho ancora tanto da imparare e da migliorare. Da quando sono arrivato al Milan la mia crescita, sotto tutti gli aspetti, è stata costante. E non è finita».
Ha rinunciato anche alla nazionale brasiliana per poter riposare quest’estate... Quindi niente coppa America.
«Erano tre anni che non facevo vacanze. Ho fatto più di 130 partite e incomincio a sentire il bisogno di staccare un po’ la spina. Ho chiesto alla federazione brasiliana di esentarmi e loro hanno capito le mie esigenze».
Ma lei pensa che nella prossima stagione il Milan potrebbe avere un attacco formato da Kakà, Ronaldinho, Shevchenko (che mercoledì sarà in tribuna) e Ronaldo?
«Sarebbe un attacco stellare, ma non penso che il Milan o qualche altro club riuscirà a mettere insieme tutti questi giocatori».
A proposito, il Milan è favorito domani sera...
«Niente pronostici, non ne faccio mai, ne parliamo solo dopo la partita».
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