Poste, il servizio riprende Ma sono ancora tutti in coda

Poste, il servizio riprende Ma sono ancora tutti in coda

«Se ha un bollettino che scade, le conviene andare dal tabacchino. Guardi, qui è lento. Come l’altro giorno». L’altro giorno vuol dire martedì quando i computer delle poste italiane si erano arenati a causa di un black out del sistema mercoledì scorso a Roma che aveva mandato in tilt tutta Italia. Genova e provincia, compresa. E ieri non è che la situazione fosse tanto più fluida. Il servizio informatico era ripreso regolarmente e i numeri in via Dante, nel palazzo Liberty a due passi da Piazza De Ferrari, correvano più veloci, giurano gli esperti dell’attesa, quelli che ormai passano di qui tutti i giorni, buttano l’occhio, ritirano il numerino e fanno un calcolo del tempo che ci dovranno perdere. Ma tant’è, il destino per tutti sta scritto sul foglietto bianco che la macchinetta gialla sputa senza sosta. E anche ieri l’ultimo che arrivava, volente o nolente, si ritrova come minimo cento persone davanti. Che vuol dire un paio d’ore di attesa, nel migliore dei casi. «Martedì era peggio. Pensi che un signore a un certo punto ha deciso di offrire l’aperitivo a tutti. Un tipo strano eh...», racconta la signora dietro il bancone che vende un po’ di tutto: oggetti di cartoleria, libri, quaderni, biro, matite. Perché gli uffici delle poste sono un piccolo mondo, non è vero che ci si va a pagare soltanto i bollettini: ci sono gli scaffali per comprare i libri anche a prezzi scontati e persino un distributore per i gratta e vinci.
«Sono qui da lunedì per pagare sette euro. Ma ci pensa? Da lunedì», sbotta un’altra signora seduta su una delle poche sedie rimaste libere. «Sette euro per fare il certificato di viaggio per il cane. La Asl vuole così». E così sia. «Sempre che mi chiamino entro le dodici perché altrimenti mi chiudono gli uffici di là. Allora sì che è un guaio...».
Poi ci sono quelli che entrano fiduciosi, con un passo spedito, il cellulare all’orecchio e rimangono lì, sbigottiti di fronte a una massa che non si muove. Parlano di code ai loro interlocutori, guardano il foglietto bianco, fanno due conti, alzano i tacchi e se ne vanno. I più resistenti sono gli anziani, i pensionati che devono ritirare i soldi. «Sono lenti anche oggi, sì. Lo sanno che non funzionano bene i sistemi - borbotta un signore in attesa -, ma danno lo stesso delle notizie false». Da una parte ha i bollettini già compilati, dall’altra il numerino. Gli manca poco ormai, qualche decina di persone davanti a lui e lo sportello gli sembra un traguardo a cui non rinunciare per nulla al mondo. «Se non riesci a pagare in tempo qualcosa e presenti il bigliettino, dicono che così hai dimostrato di essere stato in coda. Bah, come se servisse qualcosa».


E non è che fuori città la situazione fosse poi tanto meglio, perché negli uffici postali di Santa Margherita Ligure era un disastro: nemmeno si riusciva ad entrare dalla folla di gente in attesa di essere ricevuta. Qualcuno si arrende e va via, gli altri resistono, nella speranza di veder lampeggiare il loro numero. Prima o poi.

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