«Potevamo andare in Champions Però l’Udinese...»

Nella saga di Calciopoli, il presidente della Sampdoria Riccardo Garrone c’è passato solo come comparsa, attore non protagonista. O, peggio, protagonista suo malgrado, come quando due parlano di te, magari accusandoti di qualcosa, senza che tu ci possa fare nulla o ne sappia nulla. Caso classico nelle intercettazioni.
Quindi, c’era un’intercettazione di Paolo Bergamo con il vicepresidente della Fgci Mazzini in cui il designatore attaccava il suo collega Pairetto, accusandolo di aver favorito la Samp con una designazione che aveva portato a una doppia espulsione di giocatori della Fiorentina nei primi minuti della partita con i blucerchiati, facendo «carne di porco». Poi si favoleggiava di interessi in supermercati da parte del collega, senza peraltro precisare che con i supermercati, Garrone c’entra come i cavoli a merenda. Insomma, la giustizia sportiva di Francesco Saverio Borrelli ha archiviato tutto subito. Quella penale di Napoli ci ha messo di più, ma alla fine è andata nello stesso modo.
Presidente Garrone, ora invece viene fuori una Sampdoria che sarebbe stata pesantemente penalizzata. Che ne pensa?
«Guardi, ieri, alla riunione della Lega calcio, ero seduto vicino al vicepresidente dell’Udinese Campoccia e ridendo gli ho detto: “Ci avete fregato”. Ma lui nel 2005 non c’era».
Cosa c’entra ora l’Udinese?
«Nel campionato di cui si parla, noi abbiamo perso il quarto posto e la qualificazione in Champions, con tutto quello che significa anche in termini economici, per un solo punto in meno rispetto a loro. E dalle intercettazioni risulta, ad esempio, che Spalletti, allora allenatore dei friulani, parlava con gli arbitri e poi c’era il solito Meani. Non basta: nelle ultime giornate di quella stagione certo l’Udinese non è stata sfavorita, mentre a noi a Bologna venne negato un rigore grosso come una casa».
Insomma, potevate andare in Champions.
«Certo, anzi non so perché, all’epoca, non abbiamo spinto di più per evidenziare i torti subiti».
Si parla anche delle telefonate relative alla partita di San Siro con l’Inter, quando vincevate 2-0 a dieci minuti dalla fine e perdeste 3-2.
«In quel caso, però, non ricordo episodi arbitrali che ci danneggiarono nel finale di partita. Credo che quei dieci minuti facciano parte delle prestazioni peggiori della storia della Sampdoria».
Anche con la Juve a inizio di quel campionato, però...
«In quel caso fummo danneggiati in modo macroscopico».
Ma chi siete? Il capro espiatorio che prende schiaffoni da tutti? Un calimero piccolo e nero che mette d’accordo Juventus e Inter?
«Guardi, tanti anni fa subii un processo penale, da cui venni assolto con formula piena, ma non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello di contattare o farmi amici i giudici. Credo che debba valere la stessa cosa per gli arbitri. È vergognoso parlare con loro prima delle partite».
Lei però in Lega è sempre stato un mezzo alieno. Forse senza mezzo.
«Ho sempre chiesto regole serie e rispettate, persino nell’ordine degli interventi. Non siamo al bar».
E ha vinto questa battaglia? Ieri, di fronte alle nuove intercettazioni che clima c’era?
«L’atmosfera era normale e c’era anche ordine. Ma è vero che mancavano Cellino e Zamparini...Però c’era Lotito...».
Samp a parte, che idea si è fatto di tutta questa vicenda?
«Le nuove intercettazioni lasciano un po’ di meraviglia e danno ragione a chi a suo tempo riteneva che, oltre alla Juventus e alle altre società poi condannate ci fosse il coinvolgimento di altri. Però...».


Però?
«Per come sono fatto io, tutto questo tocca l’immagine del calcio e questo è più grave di un’eventuale condanna».
Lei revocherebbe lo scudetto all’Inter?
«Non voglio esprimere opinioni. Ma ricordo che quando venne assegnato, tanti miei amici interisti furono scandalizzati».

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