A Prandelli non piacciono i paragoni con il Barça: «In area non si passa, si tira»

La trasferta nell’isola delle nebbie ha regalato l’Italia più grigia dell’era Prandelli. Così il viaggio nelle Far Oer non passerà alla storia se non per il record di punti nelle qualificazioni (19 in 7 partite, superati il Trap e Lippi) e per quei tre punti che avvicinano l’Europeo.
«Siamo stati troppo lenti e poco concreti», il messaggio lanciato dal ct ai suoi nella pancia dello stadio Torsvollur. E infatti negli occhi è rimasta una Nazionale che sembrava arrivata dal passato, quello triste e pieno di paure dal quale gli azzurri sembravano essersi affrancati. Specie dopo aver ammirato appena 20 giorni fa il primo tempo di Bari con la Spagna.
«Stanotte ho dormito poco e ho rivisto la partita, c’è stato molto disordine dopo un ottimo inizio - ha sottolineato Prandelli appena rientrato a Coverciano -. Siamo arrivati sei volte in area di rigore avversaria e ci siamo scambiati il pallone lì dentro. Quando sei lì devi tirare, noi non siamo il Barcellona, in area si tira e non si scambia il pallone». Come dire, non buttiamo a mare il lavoro fatto finora, ma basta con i paragoni impropri con i campioni d’Europa.
«Forse è anche colpa mia, perchè in questi mesi ho trasmesso dei concetti sul bel gioco, così al limite dell’area cercavamo il passaggio filtrante invece di tirare, quando hai grande supremazia devi fare gol, ma certe partite possono aiutare a farti capire i tuoi limiti - ha precisato il ct azzurro -. Io non ho mai detto che fossimo come il Barça, può darsi che parlandone troppo ci si monti la testa. Loro sono una squadra che lavora in un certo modo da anni, noi siamo all’inizio di un percorso e ci vediamo solo di rado. Cerchiamo la nostra, di strada».
Il gioco non entusiasmante offerto a Torshavn contro una squadra tecnicamente inferiore, il mutato atteggiamento dopo un inizio scintillante, le difficoltà di quando la squadra subisce il pressing alto. Tutti aspetti sui quali Prandelli rifletterà. «Non siamo ancora una squadra solida, dobbiamo lavorare su questo, stiamo cercando la nostra fisionomia, è bastato poco e ai giocatori è venuta un po’ d’ansia, un po’ di preoccupazione. Stiamo ricercando il nostro modo di interpretare le partite», il pensiero di Prandelli, che vuole lavorare su queste debolezze psicologiche da eliminare. «Dovrò capire se il discorso è tecnico o se c’è stato solo un problema di concentrazione. Partite come quella nelle Far Oer servono, anche se difficilmente troveremo una squadra con 10 uomini sparsi in 37 metri...», così il ct.
Che al momento vanta la migliore retroguardia di tutti i gironi europei di qualificazione: lo dice l’unico gol subito dagli azzurri a Tallinn dall’estone Zenjov un anno fa agli albori del cammino verso Euro 2012. «È un dato che mi fa piacere, analizzando le prime partite ci siamo accorti che avevamo il baricentro molto basso e la squadra più lunga. Nelle ultime gare, invece, siamo rimasti più distanti dall’area di rigore».
Dunque, qualche meccanismo va ancora rodato, vedi il lavoro organico proprio nella fase difensiva, con maggiori aiuti anche dai centrocampisti. La cui rotazione in casa delle Far Oer si è rivelata per due volte una tattica rischiosa proprio in questa fase. «E quando ci siamo un po’ allungati abbiamo perso un po’ d’equilibrio», ha sottolineato Prandelli che ora studia qualche ritocco in vista della sfida con la Slovenia, nella quale l’Italia vuole staccare il pass per Polonia e Ucraina. «Cambierò poco, non dobbiamo certo ricominciare daccapo», così il ct, a cui piace guardare al bicchiere mezzo pieno, ovvero un cammino brillante nel girone. Sicuro che martedì sera a Firenze il ct cambi gli esterni di difesa (il viola Cassani al posto di Maggio e Balzaretti al posto di Criscito, ndr), possibile l’inserimento di Aquilani a centrocampo (magari per avere più spazi disponibili e più profondità da attaccare), probabile che il Cassano motivato e match winner a Torshavn abbia un partner diverso in attacco.


Intanto Prandelli, che parla del Totti messo in discussione nella nuova Roma («difficile entrare nella vicenda, in generale dico che in un progetto tutti devono sentirsi coinvolti»), attende un bel sostegno dal pubblico fiorentino, nonostante le polemiche tra il ct e i Della Valle, suoi ex datori di lavoro. «Non ha bisogno di consigli particolari, l’anno scorso contro la Far Oer crearono un ambiente fantastico. Spero sia una festa». Magari con uno spumante da stappare nella pancia del «Franchi».

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