Cronaca locale

Il Prc sorpassa la Margherita che dimezza i voti

I milanesi premiano le posizioni moderate della Casa delle libertà e lanciano la Moratti verso la vittoria per Palazzo Marino

Sabrina Cottone

La vittoria della Casa delle libertà a Milano è ampia, decisa, senza incertezze, anche quando gli exit poll e le prime proiezioni in tutt’Italia ondeggiano come ubriachi. La Cdl batte l’Unione 52 a 47. E toglie speranze al centrosinistra, fino a ieri convinto di potersi giocare la partita delle amministrative. Invece, a giudicare dai risultati delle politiche, Letizia Moratti può dormire sonni tranquilli e mettere in conto una vittoria al primo turno il 28 maggio, senza ballottaggio. Il voto milanese premia le posizioni moderate nel centrodestra e spinge la sinistra sempre più a sinistra e la dipinge di rosso, grazie alla performance di Rifondazione comunista che sorpassa la Margherita.
La vittoria della Cdl ha i colori dell’azzurro. Milano si è buttata ancora una volta tra le braccia di Forza Italia, che al Senato sfonda il 29% ed è di gran lunga il primo partito (in Brianza gli azzurri sono oltre il 30 per cento, record nazionale). Seguono, a grandissima distanza, i Ds (16,3%) e al terzo posto An, che arriva all’11,4 per cento. Anche alla Camera Forza Italia è oltre il 28,5, praticamente pari alla somma di Ds e Margherita uniti nell’Ulivo, che hanno ottenuto il 28,8. La Cdl alla Camera batte l’Unione 52,6 a 47,3, una differenza di oltre cinque punti che è il numero più significativo da proiettare sulle amministrative, perché coinvolge i medesimi elettori che saranno chiamati a pronunciarsi per Palazzo Marino.
Forza Italia non è ai livelli eccezionali del 2001 (34,9%), ma il risultato è certamente al di là delle aspettative, molto al di sopra delle europee e delle regionali del 2005. Anche Alleanza nazionale porta a casa un 11,8 per cento alla Camera, ai massimi storici dal 1996. Un vero exploit è quello dell’Udc di Pierferdinando Casini, che arriva al 5,3% contro l’1,6 del Ccd-Cdu del 2001 e sorpassa la Lega Nord, che conquista il 5,1%. Il Carroccio è in recupero rispetto alle politiche di cinque anni fa, ma in flessione su europee e regionali. Insomma, dagli elettori della Cdl è arrivato un segnale di forte moderazione, che sembra chiedere continuità rispetto alle esperienze di governo a Milano e in Regione.
Nell’Unione risultano invece rafforzate le posizioni più a sinistra e no global. La Margherita registra una vera e propria debacle, dimezza il 15,5% delle politiche 2001 e deve accontentarsi di un 7,6% che la fa passare da primo a terzo partito della coalizione e la spinge alle spalle di Bertinotti.
Socialisti e radicali della Rosa nel pugno hanno ottenuto un 3,7 per cento molto al di sopra della media nazionale, ma che comunque non consente alcuna competizione con i risultati di Rifondazione comunista, che al Senato sfiora addirittura l’8 per cento. Si rafforzano Verdi, Comunisti italiani di Diliberto e Consumatori, che coalizzati raggiungono il 5,8% anche grazie al simbolo «Insieme con l’Unione», che probabilmente ha attirato qualche elettore convinto di votare per l’Ulivo.
I Ds, primo partito dell’Unione, non possono certo dirsi soddisfatti. Al Senato si sono dovuti accontentare del 16,3%, nonostante avessero schierato le loro teste di serie, dall’ex sovrintendente della Scala, Carlo Fontana, all’ex pm Gerardo D’Ambrosio. È vero che rispetto al 2001 registrano un più 2 per cento, ma è un risultato lontanissimo dagli auspici di Piero Fassino: «Per governare il Paese bisogna governare Milano».

Per l’Unione un sogno impossibile.

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