A completare la collana ideata da Vittoria Crespi Morbio dedicata alle monografie di architetti, scenografi e costumisti che hanno fatto grande il Teatro alla Scala, è uscita "Pregliasco alla Scala" edita come sempre da Umberto Allemandi in collaborazione con gli Amici della Scala, l'associazione culturale creata da diversi anni da Anna Crespi Morbio, madre di Vittoria.
Dopo quelle dedicate a Gae Aulenti, Cecil Beaton e Renzo Vespignani, è ora la volta di un uomo di Teatro, il torinese Giacomo Pregliasco (1785-1828), architetto teatrale, decoratore, inventore di macchine e di costumi. E' la Scala di Napoleone a ospitare le sue invenzioni più eclatanti. Dopo avere esordito nel capoluogo piemontese con la qualifica di "Regio disegnatore di carrozze e vetture", si fa carico di allestire le principali feste repubblicane e disegnare i costumi per i teatri torinesi. Così con l'arrivo dei francesi acquisisce il titolo di " Dessignateur national" e dal 1808 al 1816 lavora a Milano disegnando per il Tempio della Lirica macchinari, apparati festosi e abiti.
In seguito con il consolidameto del governo asburgico si reca a Napoli per poi tornare a torino con al qualifica di "Architetto teatrale". C'è da dire che Pregliasco ricerca l'effetto spettacolare documentato dai disegni che possiamo trovare anche sul libro di Vittoria Crespi; ricchi costumi barocchi, specie per le primedonne. Prepara l'apparato neoclassico per l'arrivo a Milano di Eugenio e Amalia de Beauharnais (teatro alla Scala 1806), i carri e le macchine nonchè gli attrezzi in stile agizio per il balletto "Cesare in Egitto" di Gioja (1807), pensato in occasione della presenza di Napoleone al Teatro del Piermarini.
Va detto che la Scala di Eugenio de Beauharnais, dal livello musicale non memorabile fu un teatro brillantissimo per la spettacolarità degli allestimenti, l'invenzione moderna e ardita dele macchine da scena, lo splendore dei decori e l'eleganza esclusiva dei costumi che hanno dato un impulso anche alla moda dell'epoca, riassorbene a poca volta il tono.
Giacomo Pregliasco fu anche uno stilista onnipotente se si pensa al periodo di uan Milano affacendata a inanellare Cantate per la pace, per la guerra, per la vittoria. I suoi abiti da scena per le pantomime e le opere liriche da lui create, serbano ancora oggi riscoprendole una freschezza di invenzione, fantasia e genialità che fanno pensare a una leggiadria senza tempo, un'armoniosità classica di tinte tipiche della moda in voga allora e dellacontemporanea. Fu così che in un decennio Il Teatro alla Scala lasciò un'impronta speciale specie prima di partire per Napoli per seguire la ricostruzione del Teatro San Carlo.
L'edizione degli Amici della Scala è stata realizzata anche grazie ai mecenati e alla Provincia di Milano e con al consueta competenza nella storia dell'arte figurativa, segue anche i volumi dall'Ottocento al Duemila da Viganò a Stockhausen, "...libri che arricchiscono gli scaffali della biblioteca del Teatro con la lunga gallerai di monografie illustrate" specifica nella prefazione del volume il Sovrintendente alla Scala, Stephane Lissner.
Ciascuna biografia raccoglie un lavoro di catalogazione, ricerca, riscoperta di un patrimonio unico al mondo fatto anche di bozzetti e figurini, custoditi nel caveau della Scala; per afre altri esempi, i costumi ritrovati dei Bassaridi di Henze, disegnati da Vespignani, gli inediti scatti fotografici costituiscono la memoria storica che si ricongiunge al personale ricordo degli amanti dell'opera e del balletto.
Il padre di Giacomo Pregliasco, Michele, coniugato con Teresa Fornari, è sellaio e fabbricante di carrozze. Lo stesso Giacomo che sposa Angela Rionda, ha quattro figlie, una delle quali, Anna, convola a nozze con il figurinista e scenografo Luigi Vacca; l'altra figlia, Teresa, miniaturista si unisce allo scenografo Fabrizio Severi, mentre Angela Maria segue un percorso ribelle e sfortunato e sposa un pittore di scarsa fama, Paolo Grassi, che non stima il suocero. La figlia prediletta, Clementina, rimane nubile e viene favorita dal padre nel testamento nel 1825.
Di Pregliasco va detto anche che si occupa del Parco di Racconigi per volere di Giuseppina di Lorena vedova di Vittorio Amedeo, principe di Carignano, creando un giardino all'inglese con isole per i cigni, pagode cinesi, una moschea come minareto e un tempio gotico; un eclettismo che non ha pari, ma che dimostra la fantasia dell'architetto e dello scenografo che per parecchi anni entra a fare parte della Compagnia di San Luca, un onore che solo i grandi vi hanno potuto accedere nei tempi.
Nel 1801 Pregliasco è anche autore di apparati decorativi per la battaglia di Marengo. Si occupa del Teatro di Santa Redegonda e contemporaneamente nel 1812 disegna costumi e attrezzeria per la "Pietra di paragone" di Rossini che alla Scala trionfa con cinque repliche.
Mentre il suo lavoro per il teatro continua ricco di successi, in tarda età si riprende la sua antica passione per le carrozze ed è artefice dell'ideazione del Gran Galà in occasione del matrimonio di Carlo Alberto con l'arciduchessa Maria Teresa d'Austria e nello stesso periodo si occupa di Carlo Felice e Maria Cristian di Borbone lavorando in collaborazione con lo scultore Giuseppe Bonzanigo e il bronzista Luigi Dughè. Progetta il Treatro d'Angenne, decora quello di Chambery e collabora con Fabrizio Severi. Il suo decesso è registrato nelal Chiesa di san Francesco di Paola e per espressa volontà testamentaria la cerimonia funebre si svolge in assoluta semplicità e riservatezza.
Così si chiude la storia di un artigiano incantatore presso parecchie corti amato dai torinesi quanto dai milanesi per il suo ideale del "bello" e la sua genialità costruttiva al passo con i tempi o addirittura troppo in anticipo sugli stessi. Del 1807 lo studio per la volta del Teatro alla Scala, un progetto non realizzato di rara raffinatezza che apre il lungo capitolo del volume in questione dedicato alle riproduzioni dei suoi favolosi disegni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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