Adalberto Signore
da Milano
Legge elettorale, par condicio, Dpef, Rai, alleati e strategie elettorali. Nel cena di lunedì scorso a Arcore, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno fatto una panoramica quasi a trecentosessanta gradi. Presenti i vertici della Lega (Calderoli, Maroni, Castelli e Giorgetti), ma pure Tremonti e Brancher, premier e Senatùr si sono scambiati impressioni e consigli come ai vecchi tempi.
«Silvio, devi tornare il Berlusconi delle origini, quello che ci ha fatto sognare», è stata una delle prime esortazioni di Bossi. Secondo la Lega, infatti, negli ultimi mesi il premier avrebbe scelto una strategia troppo di basso profilo e poco aggressiva. E ora, ha detto il Senatùr, dobbiamo «raddrizzare la rotta». Berlusconi ha raccolto linvito, ma ha subito rilanciato con una proposta che ha lasciato di stucco per qualche attimo tutti i commensali: «Umberto, ma se facessi un passo indietro?». Il premier ha dato il tempo a uno dei convitati di chiedergli se si era «bevuto il cervello» e poi ha analizzato nel dettaglio uno scenario futuro in cui non sia più lui a guidare la Casa delle libertà. Come suo possibile sostituto Berlusconi ha fatto più volte il nome del fidato Gianni Letta e ha citato una volta pure Pier Ferdinando Casini. Un modo, forse, per cercare di rendere meno ostico largomento. Come era prevedibile, Bossi e gli altri colonnelli della Lega hanno ribadito al premier «piena fiducia» perché «per noi tu resti lunico candidato». Poi, ha aggiunto il Senatùr aprendo un spiraglio, «se ce lo chiedi, per vincere siamo disposti a qualsiasi cosa... ».
A lungo si è parlato di legge elettorale e Bossi ha chiesto al premier «un vertice della Cdl per definire la riforma». La Lega ha comunque confermato la sua sostanziale contrarietà a una modifica dellattuale sistema di voto, lasciando aperta una piccola possibilità «nel caso si riequilibri in qualche modo leventuale abolizione dello scorporo».
Capitolo a parte quello degli alleati di maggioranza.
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